Il Calderone di Severus

Yukisn0w

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view post Posted on 4/4/2013, 19:46

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In questa discussione trovi l'elenco delle storie di questo autore, con il link diretto alla storia, nonché le recensioni ricevute dalle diverse storie.

L'autore sarà felice se vorrai aggiungere anche la tua recensione.


Yukisn0w 3 storie



- Il primo giorno di sole - Originali - Prosa
- La Ballata del Vetro Scheggiato - Sezione HP - Severus - Poesia
- The Doe Song - Sezione HP - Severus - Poesia





Edited by reoplano - 13/5/2017, 17:09
 
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Yukisn0w
view post Posted on 5/4/2013, 00:16




(io vi ringrazio davvero :) è un onore ... fine OT)

Edited by chiara53 - 26/6/2015, 19:18
 
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view post Posted on 26/4/2013, 13:02

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La ballata del vetro scheggiato.

Molto bella e dall'atmosfera intensa: mi e' piaciuta.
 
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view post Posted on 27/4/2013, 10:23

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Il primo giorno di sole

Colori, particolari, emozioni, sensazioni.
Questa storia Originale ne è un perfetto mix, a partire fin dalle primissime righe di un’alba che si svolge sotto gli occhi del lettore e del protagonista. Un’alba particolare dai molti significati, ma intanto la descrizione cromatica ha intrappolato ogni interesse nei confronti del resto e ti sembra di vederla lì, viva, davanti ai tuoi occhi che scorre lentamente minuto dopo minuto.
Ogni descrizione è altamente particolareggiata – a tratti mi viene da dire “fin troppo” in quanto non lascia alcuna possibilità di immaginazione al lettore – ma ci sono momenti in cui ci si dimentica di questo e sembra quasi un’occhiata “registica”, come se su tutto fosse puntata una telecamera che a tratti fa delle panoramiche ed a momenti compie delle zoomate incredibili.

Il primo capitolo mette molta curiosità. Le descrizioni molto particolareggiate ti fanno venir voglia di capire cosa sta succedendo, chi sia quell’uomo addormentato che si sveglia in un principio d’alba che cambierà per sempre la sua esistenza. Ed effettivamente tutto è descritto fin nei minimi dettagli: i colori del cielo che si tinge di infinite tonalità di azzurro (ho voluto cercarle per vedere effettivamente le differenze: complimentissimi per la scelta narrativa), la cascina ed il suo sano disordine, fino a quell’uomo di cui non sappiamo nulla ma di cui conosciamo ogni sua abitudine. La sigaretta, la birra, l’abbozzo di colazione, tutto si svolge perfettamente sotto i nostri occhi come in una pellicola cinematografica.
Poi c’è la pausa nella narrazione ed arriva la storia del passato, come in una sorta di stand-by, in attesa anche noi che arrivi l’alba che cambierà le cose. Ed il mistero s’infittisce, poiché l’autrice non fornisce informazioni precise riguardo questo pittore, ma solo le dicerie della gente del posto e qualche tocco di mistero in più: la solitudine estrema, le donne che con lui non restano mai fino al mattino.
E poi c’è quel quid al centro di tutto, quel “Tocco” che ti fa comprendere che siamo di fronte a qualcosa di incomprensibile e straordinario. Ecco che allora tutta la narrazione precedente acquista improvvisamente una luce del tutto nuova, perché entra in gioco un dono che sembra essere sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno è in grado di dare spiegazione.
Effettivamente il talento è sfuggevole come acqua tra le dita.
Non lo puoi misurare se non con il metro dell’eccezionalità e delle emozioni che suscita. Ed il talento di O’Malley è qualcosa di indescrivibile, l’autrice lo fa capire senza riserve ma al tempo stesso è in grado di lasciare il lettore con ancora molta curiosità introducendo un secondo elemento di mistero.

“Ma si diceva anche che il Pittore avesse un Fardello, un brutto peso di cui voleva liberarsi, perché altrimenti isolarsi e allontanarsi dal proprio luogo di origine? Perché lasciare una vita di fama e successo per errare instancabilmente nelle lande quasi spente di un mondo grigio e imbarbarito?”


La curiosità non è lasciata tale molto a lungo. Il secondo capitolo, dal titolo inequivocabile, fa capire al lettore di cosa si tratterà e la voglia di leggere ed andare avanti aumenta ancora.
Si entra così in un lungo flashback in cui nulla è tralasciato, tutto è descritto con altrettanta minuzia, ma qui c’è maggiore spazio più per le emozioni che per le azioni, tanto che la gioia del giovane pittore è la nostra gioia, la sua incredulità e disperazione diventano le nostre. È come se tutto avvenisse avvolto in una nebbia, nella quale i protagonisti hanno i contorni sfocati ma le emozioni brillano più vivide che mai.
L’autrice sa dosare sapientemente narrazione e descrizioni. In questo secondo capitolo il ritmo si fa improvvisamente più veloce proprio nel flashback. Le frasi in cui le proposizioni si affiancano l’una all’altra da virgole e non tramite congiunzioni scorrono veloci come gli attimi in cui tutto cambia.

“Gli amanti saltano come gatti, si coprono, negano una ridicola evidenza, strillano.”

Come se d’improvviso l’orologio della narrazione si mettesse ad accelerare e non lo so può fermare, non si può, proprio come non si può fermare la disperazione del giovane pittore, il dolore del giovane pittore, le sue illusioni che crollano e lasciano spazio ad una realtà più che cruda.

Qui non posso che mettere sotto spoiler, per non rovinare alcuna sorpresa.
Ed alla disperazione segue la rabbia, l’ira giovanile che si ammanta di totale avventatezza e che fa compiere gesti d’incoscienza su cui non resta altro che piangere. Dopo, ovviamente, quando la coscienza ha guadagnato completa lucidità.
Quel che segue è un percorso di redenzione e di mistero, perché il giovane pittore si coprirà di un anonimato che gli concederà tempo per capire, per riflettere, per una sorta di espiazione che ancora però sembra non esserci.


E le tele, la pittura – il filo rosso che lega tutta la narrazione – diventano messaggi anonimi che il resto del mondo non può comprendere, che non arriva nemmeno lontanamente a comprendere.
Il pittore che fu, intanto, sembra svanito quasi nel nulla, avvolto nella nebbia del flashback ed è bello per il lettore sapere qualcosa di più dei personaggi della storia che invece sono totalmente all’oscuro della verità delle cose.
La fine del secondo capitolo è un vero e proprio tocco di genio, perché di fatto svela un avvenimento più che basilare.
Curioso.
L’ho compreso solo ora alla terza lettura, prima m’era completamente sfuggito. È proprio vero che talvolta per nascondere le cose è sufficiente metterle in piena vista.

Il terzo capitolo è il capitolo del ritorno alla realtà.
È il capitolo in cui si tirano le somme. Il capitolo in cui il destino smette di intrecciare i fili e decide di sancire – a modo suo – la parola fine.
I minuti scorrono, l’alba avanza, il vero giorno sta per inondare di luce la storia.
Ho trovato splendida la descrizione dell’alba – e qui non posso non aver voglia di chiedere all’autrice: ma l’hai vista sul serio o hai lavorato di sola fantasia? Nel secondo caso: tanti ma tanti complimenti – e per tutti gli attimi della narrazione ci si dimentica del pittore e si rimane a contemplare in silenzio quello spettacolo della natura.

Ancora una volta è necessario lo spoiler, perché il colpo di genio narrativo deve essere celato per essere gustato al meglio dai lettori che seguiranno.
L’apparizione di Sham è un vero e proprio momento inaspettato, ma in fin dei conti totalmente calzante.


Rappresenta quell’alba che il pittore è l’inizio di qualcosa di completamente nuovo, è la luce stessa della vita. È il simbolo di un amore perduto – eh, ma qui mi viene in mente Severus e, seppur nella grandissima diversità di percorso, i parallelismi sono davvero tanti – che non aspetta che un momento cruciale per essere ritrovato affinché la colpa commessa venga lavata via, e completamente. È come un segnale dal cielo – o dal destino stesso, dipende dai punti di vista – che il protagonista non ha fatto altro che attendere per il resto della propria esistenza in incognito. È una vera e propria liberazione, dell’anima, della colpevolezza, del Tocco che attende solo un minimo cenno per diventare qualcosa di totalmente sublime (nel senso più romantico del termine).

La corsa del pittore è seguita dal lettore con grande interesse.
Cosa succederà ora? Si chiede colui che – come me alle prime due letture – non ha colto al primo impatto quel finale già anticipato.
Chi invece, dopo una terza rilettura, ha compreso, osserva quella corsa frenetica come se fosse un preludio al canto del cigno e mai come in questo momento quel che sta per accadere è un vero e proprio canto anche se intriso di tempera e accompagnato da tele e cavalletti.
Il sandalo perduto dà un ulteriore tocco di realismo – geniale! Per me che troppo spesso tralascio di descrivere azioni reali per dare spazio alle emozioni questa è una vera e propria lezione di stile narrativo – e sembra quasi di vederlo lì, solo, abbandonato nell’erba.
Verso la fine che avanza inesorabile tutto si tinge in un tripudio di gesti e colori, un arcobaleno di parole intrecciate ad infinte tonalità cangianti.
Cosa succederà, adesso?
L’alba dipinge il mondo con i suoi colori, il pittore dipinge le tele con le proprie tempere, entrambi lavorano alacremente e con un ritmo che non è possibile fermare perché entrambi sfuggono alla sfera di quel che è possibile agli uomini.
Il Tocco del pittore somiglia così ad un inarrestabile fiume in piena che travolge ogni cosa, ai raggi di quel sole che si fa sempre più alto e che sfolgorano liberi senza alcuna costrizione. Alle emozioni più pure che dilagano e rompono le dighe, proprio come le lacrime del pittore che s’accompagnano alle sapienti pennellate.
Un vero e proprio canto del cigno, non c’è che dire, nel quale il genio ha finalmente compreso la grandezza di cui è dotato.
A coloro che, come O’Malley, sono dotati del Tocco (di qualsiasi arte si tratti) non è concessa alcuna mezza misura, un po’ come gli eroi tragici le cui emozioni sono sempre amplificate per risaltare su quelle degli altri.

Il finale è un'altra lezione di narrativa, con quell’improvviso passato remoto che ti fa capire che quanto narrato prima al presente era già successo da tempo. Che tutto era già accaduto.
Ed il presente diventa passato e viceversa, in un sapiente gioco di tempi.

Ho solo un piccolo dubbio di realismo su quel “migliaia e migliaia di dipinti” e sulle emozioni che essi suscitano, poiché sono certa che, nonostante in Tocco, in giro per il mondo ci sarà sempre qualcuno che storcerà il naso di fronte anche al talento più puro, se non altro per invidia.
Ma è cosa su cui comunque si può soprassedere, perché il vero avvenimento è un altro e non lo svelo o rovino ogni sorpresa per altri che leggeranno. Dico solo che è il finale più ovvio (in senso buono!) e più calzante che ci possa essere, effettivamente. Che è il miglior modo per un riscatto necessario.
Alla fine di questa lettura due sono le immagini che più mi restano impresse nella mente: un’alba radiosa ed un arcobaleno di colori disseminati lungo tutta la narrazione, come se ogni riga fosse una scala colorata dalle infinite sfumature cromatiche.
Posso dirlo?
A saper scrivere così metterei la firma, ed anche immediatamente.
 
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3 replies since 4/4/2013, 19:46   98 views
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