Liquido rosso sangue
In vino veritas. Proprio.
Di quante cose un calice di vino può essere testimone?
Quanti dolorosi ricordi fluiscono nella mente di un uomo attraverso la lenta ma inesorabile assimilazione di sensi di colpa e immagini passate?
Cose in cui lo stesso Severus vorrebbe poter annegare per liberarsene per sempre, ma che, invece, è costretto a sopportare stoicamente. A conviverci.
In questa storia ritroviamo Severus in un’atmosfera antica, come impolverata: un classico scenario d’apertura, quasi famigliare, incorniciato dal lento, ma regolare, scorrere della pioggia. La pioggia: una cornice, appunto, perfetta per richiamare il gocciolio, l’immagine cristallina delle perle d’acqua trasparenti che scendono dal cielo per mutare colore negli occhi del lettore e divenire del rosso cupo del vino, compiendo la loro lenta discesa per accumularsi in una coppa e formare un liquido scarlatto, il co-protagonista in questa breve storia assieme agli occhi neri che contemplano il rosso abisso contenuto in un semplice calice.
Le parole scelte con cura, gli accostamenti cromatici, le immagini abbinate con maestria fanno di questa storia un piccolo quadro prezioso, un aneddoto intenso da gustare con la dovuta calma, parola per parola, fotogramma per fotogramma, perché è quest’ultima l’abilità dell’autrice: quella di permettere al lettore di vedere immagini da subito nitide e chiare, di percepire quasi il rumore della pioggia, di fissare il riflesso scarlatto di quel calice di vino e di pensare, assieme a Severus, che esso rappresenti la vita e al contempo il sangue dei suoi morti, coloro che lo perseguitano da sempre.
E il sangue è un monito, è un marchio indelebile, un peccato imperdonabile che lascia un segno indelebile e vivo, rosso come il sangue da cui dipende la vita e la morte che non potrà mai essere lavato via.
E i pensieri scorrono a fiumi, Severus, nel suo silenzio in realtà li grida letteralmente, fino ad arrivare al gesto, forte e deciso, di assimilare quella colpa, di evidenziarla al suo stesso essere assimilandola, nutrendosene letteralmente dal momento in cui afferra il calice di vino e beve un sorso del contenuto.
Severus beve quel calice sapendo di punirsi, sapendo di essersi nutrito delle vite di altri per sopravvivere e per portare avanti un dovere che sta esigendo la sua stessa vita, un mosaico color rubino composto dai frammenti di ognuna di quelle vite che ha dovuto estinguere per poter proseguire la propria, dannata esistenza.
L’immagine che l’autrice ha saputo evocare è chiara, per quanto cruda, ma realistica e soprattutto molto ben visibile. Mi è piaciuta molto questa ff, per quanto possa essere breve, ma intensa, come bere un bicchiere di vino, appunto.
Molto bello il modo, ma soprattutto, la scelta delle parole con cui hai fatto calare il sipario su questo scorcio insanguinato di vita e morte, con un finale che richiama l’inizio della storia, quella pioggia che cade e che, per quanto continuerà a lavare le colpe del mondo, non potrà mai predominare su quel sangue maledetto che ancora gronda dalle mani del mago.
I miei complimenti e grazie per tutte le immagini splendide, seppur in certi casi spietate, che hai saputo evocare in me.