| Swindle |
| |
"Lotta all'ultimo inchiostro" I° Turno
Eccomi qui a fare gli onori e gli oneri da giudice! Allora, per questo I turno abbiamo avuto ben 8 iscritti e tutti velocissimi nel scrivere e mandare le loro opere! Sono super-stupita e super-contenta! xD Il tema non era affatto facile, lo ammetto, ma siete stati tutti all'altezza della situazione. Anzi. Mi sento di complimentarmi con tutti per le splendide storie che sono uscite fuori. Sono molto belle e originali, tutte. Delle splendide risate per Piton. Quasi mi commuovo... E oltretutto, cosa che non mi aspettavano, toccano praticamente tutta la vita di Severus! Sarà dura scegliere, io ve lo dico! (Meno male che non posso votare xD ) Ho notato oltretutto che la maggior parte degli autori ha fatto i salti mortali per rispettare le 500 parole (infatti la maggior parte delle storie ha esattamente 500 parole o giù di lì), e quindi ho pensato di mettere anche il numero delle parole.
Passando alle cose ufficiali. Ricordate che: -Tema: Risata di Severus. -Partecipanti: Ida59, Severia, Severus Ikari, kijoka, Reoplano, Eli d'E, Ale85LeoSign, Helèna Velena - Confermate il voto con un post (e un commento!) - I partecipanti possono votare... ma non la propria ovviamente!
Bene. Vi lascio alle fic, che ho messo in ordine... cronologico! Non di iscrizione nè di consegna fic, ovviamente... ma seguendo la linea temporale della vita di Piton! Visto che sono molto varie in questo senso, ho pensato che fosse un cosa carina!
In bocca al lupo a tutti, e che vinca il migliore!
#1: Ciò che non sarà mai più. (479 parole)
Aveva iniziato a camminare presto: già a sette mesi sgambettava allegramente per tutta la casa. La sua innata curiosità lo aveva spinto ad alzarsi sulle sole gambe e, anche se all’inizio l’equilibrio era stato molto precario, adesso Severus Piton, un anno da poco compiuto, poteva esplorare qualsiasi luogo. Eileen lo guardava con orgoglio, lasciandolo libero di muoversi, ma stando comunque sempre pronta ad offrirgli un appoggio o a consolarlo dopo una caduta. Suo figlio aveva gli stessi occhi neri e profondi, gli stessi capelli scuri, la stessa carnagione chiara, ma aveva il viso paffuto e il sorriso più bello che avesse mai visto. Severus quel giorno giocava in sala, sotto l’occhio vigile della madre. Cercò di arrampicarsi sul divano liso, mettendosi in punta di piedi e aggrappandosi con le manine alla stoffa. Dopo qualche tentativo, i suoi sforzi furono premiati e il bimbo riuscì a issarsi sul divano. Si girò verso la madre che gli sorrideva e gli batteva le mani: "Bravo, bravissimo il mio tesoro!" Severus cominciò allora a battere le manine e scoppiò in una sonora risata, spalancando la bocca sdentata. La sua gioia era evidente. Eileen lo raggiunse sul divano e lo prese sulle ginocchia. Con un colpo di bacchetta, fece levitare dalla libreria un volume con la copertina rovinata. Il bimbo lo riconobbe come il suo libro di fiabe e mostrò alla madre la sua approvazione con una risata gioiosa. Eileen cominciò a leggere Il Mago e il Pentolone Salterino, ma il bimbo afferrava le pagine e tentava di sfogliarle, indicando ogni tanto le figure e lanciando gridolini di gioia. Ben presto anche quel passatempo lo stancò: si fece aiutare dalla madre a scendere dal divano e puntò dritto alla poltrona che stava dall’altra parte della stanza, quella che di solito occupava suo padre. Di nuovo, in punta di piedi, si tenne al bracciolo e, trattenendo il fiato per la fatica, riuscì a tirarsi su. La sua risata risuonò in tutta la stanza. Non contento, Severus afferrò lo schienale della poltrona e si mise in piedi, salutato dall’applauso della madre. Severus era orgoglioso di se stesso: aveva raggiunto una vetta piuttosto alta e gli piaceva guardarsi intorno, godendo di quella nuova prospettiva. All’improvviso, un uomo dallo sguardo torvo entrò nella stanza con una bottiglia di Vodka in mano: "Non è possibile che un bambino così piccolo possa fare tutta questa confusione! Non sei capace di tenerlo a bada, Eileen? E tu, scendi di lì, moccioso." Il sorriso del bimbo, che fino a quel momento aveva illuminato la stanza, si spense immediatamente. Eileen corse a prendere in braccio il figlio e, non appena Tobias se ne fu andato, tentò di consolarlo: "Non ti preoccupare tesoro mio, non aver paura. Non è cattivo in fondo." Ma era troppo tardi. Severus rimase sul tappeto, silenzioso, a guardare il suo libro di fiabe: non aveva più voglia di ridere.
#2: Prode cavaliere. (500 parole)
Non riesci a sollevare gli occhi dalle croste d’asfalto di quella strada sporca. «Dai, Sev, vedrai che non succederà nulla. Tuo papà brontolerà un po’ e basta» Taci. Di solito le parole di Lily ti riempiono di forza, questa volta no. Anche la sua mano che stringe la tua mentre ti accompagna a casa, è incapace di trasmetterti ciò di cui avresti bisogno. La scarpa rotta sbatacchia ad ogni passo. Sarebbe molto buffa, se avessi voglia di ridere. Una grande boccaccia imbrattata di terra ed erba, che ha per lingua il tuo calzino. Ma appena entrerai in casa, sai che quell’immagine sparirà dalla tua mente, subissata dalle grida dei tuoi genitori. Le invettive astiose di tuo padre, le misere difese di tua madre. Non ci sono soldi per comprartene un altro paio. O così dice lui, ogni volta che rovini qualcosa che indossi, anche se si tratta di vecchi cenci. «Tunia mi ha letto la storia di Re Artù. Tu lo sai chi era Re Artù?» cinguetta Lily, come se non capisse il tuo disagio. Annuisci appena. «Lo sai che aveva tanti cavalieri? Coraggiosissimi!» Sospiri. Manca giusto il sentirsi rinfacciare di essere un vigliacco dalla persona cui sei più affezionato. La sola con cui riesci a condividere senza timore la tua diversità di futuro mago. «Sai cosa facevano i cavalieri prima di andare in battaglia?» ridacchia. Vorresti farla stare zitta, a te non viene proprio da ridere alle sue allusioni. Hai già abbastanza pensieri gravosi in testa senza che lei riprenda a fantasticare come suo solito. L’immaginazione delle bambine, l’immaginazione di Lily! Sgorga quando meno te l’aspetti, come le sue risate, a differenza delle tue, che non riesci a fare. «Sev, parlo con te. Lo sai sì o no?» insiste strattonandoti. Devi alzare la testa per forza. Siete fermi davanti al vialetto. Il cancelletto sbilenco è aperto, ma non ti invita ad entrare. «No» Non sai se l’hai detto per risponderle o come una supplica per quel che t’aspetta. «Le dame del castello sceglievano il loro prode cavaliere del cuore e gli auguravano buona fortuna con un bacio» «E allora?» sbuffi, infastidito dalla sua ilarità. Perché fa la misteriosa? Non hai tempo né voglia di scervellarti. Non hai di che ridere. Le labbra di Lily si posano velocissime sulla tua guancia. Resti a fissarla a bocca aperta. «E allora fai il mio prode cavaliere e vai in battaglia senza paura! Ti porto fortuna io!» ti incoraggia prima di andarsene. Entri in casa, ancora incapace di realizzare quel che è accaduto. Tuo padre ti guarda torvo da un angolo. In quell’attimo ti accorgi che la tua bocca è tesa, gli angoli all’insù. Ha già adocchiato la scarpa rotta, lo capisci dalla sua smorfia. Però ora non te ne importa più. La paura è svanita, evaporata in un soffio, e questo fa allargare ancor di più il tuo sorriso. «Che hai da ridere?» ringhia. «Io sono un prode cavaliere!» e finalmente, la tua risata, la risata che avevi perduto, riempie la casa.
#3: Spes. (499 parole)
Una piccola follia racchiusa nello splendore di un minuscolo oggetto brillante. Quel ciondolo aveva un piccolo smeraldo, ma una grande speranza al suo interno. Era nel taschino a sinistra, all’altezza del cuore. Ecco, stava arrivando. La vide: fiamma che avanza riflessa nella notte più buia. Era il momento. "Ehi, Evans!" una nota stonata alle sue spalle. Quegli occhi notturni si spalancarono e la mano si bloccò sul petto. Potter! Da dove saltava fuori? "Auguri, dolcezza!" le disse esultante, raggiungendola di corsa. "Che cosa vuoi, James?" chiese, cercando di andare a lezione. Severus ne approfittò per avvicinarsi. C’era sufficiente spazio perché Potter si levasse dai piedi e Lily lo raggiungesse. "Lily, guarda!" Severus sollevò un sopracciglio. Chissà cosa si era inventato. Le diede un fazzoletto piegato in quattro: "Tieni!" Sarà uno scherzo. Lily lo prese, dubbiosa. Ma era ora di lezione. Infatti la ragazza ricominciò a camminare. "Senti, ne riparleremo." Potter smise finalmente di tallonarla e si fermò con aria delusa. Severus sogghignò e avanzò, infilando la mano in tasca. Lily, lo aveva visto e stava arrivando. In quel momento si sentì un leggero rumore metallico. Il mondo di Severus crollò. Lily si chinò a terra e raccolse qualcosa. "Oh, è caduto questo... ma... che bello!" La tasca era vuota. Il fazzoletto no. James aveva raggiunto Lily. Tutto era perduto. E mentre Severus scopriva che quella tasca era bucata, la voce di Lily si levò alta. "Un ciondolo?" Quando sollevò gli occhi, per un attimo incrociò quelli spalancati di Severus: ma subito rivolse lo sguardo a Potter. "Sì." rispose prendendole la mano. Adesso negli occhi verdi risplendeva un felice stupore. Potter lo guardò. Severus incrociò lo sguardo del ragazzo che si era impossessato delle due metà del suo cuore e si sentì stritolare da quella morsa. Sorridendo, il ladro tornò a guardare il gioiello più brillante che stringeva tra le mani, lasciando che lo smeraldo si invaghisse di lui, dimenticando per sempre quell’angolo remoto di ombra, quel piccolo dubbio che si era incastonato in quegli occhi verdi quando avevano visto Severus avanzare con un passo quasi spavaldo. "Ha un significato?" chiese Lily, aprendo con la bianca lama del suo sorriso una ferita ancora più grande. "Significa speranza." rispose Potter. Non aveva neanche la forza di odiarlo. Lily si rigirò il gioiello tra le dita. Un nodo alla gola, profondo, soffocante. Era così felice... "Sev" il nome scoccò come una freccia "Per te ha questo significato?" Le labbra sottili dapprima si strinsero, come se si fossero potute unire saldamente e impedirgli la parola per sempre. Poi si dischiusero: un suono fastidioso proruppe da esse. Stava sghignazzando. Anzi, stava proprio ridendo. Continuò per un po’, poi gli occhi neri dardeggiarono entrambi: "Che stupido sentimentalismo!" "Sev, non capisci niente!" "Compensa lui le mie mancanze, no?" Si voltò e fuggì. La spietata ironia di quella risata era sparita. "Speranza..." Il respiro affannato, la voce spezzata. Sarebbe rimasta intatta dentro di lui, anche se Potter gliel’aveva portata via. Ma quante lacrime si sarebbero infrante? Quante?
#4: Non rido più. (498 parole)
Un poco della luce giallastra delle candele si riflette sull’oro del calice tenuto da Voldemort ed illumina i volti dei Mangiamorte seduti intorno a Lui, mentre il resto della luce si perde nel nero delle pareti di ossidiana. E’ seduto sulla sua sedia di legno, come assiso su un trono, ed i volti di tutti noi sono rivolti a Lui, in attesa di una Sua parola. Un fruscio, l’apparire di una piccola, tozza, figura in nero non mi sorprende. Poche parole sussurrate e Voldemort si alza dirigendosi verso la porta. L’angolo della bocca mi si piega in una parvenza di sorriso: trovo divertente che sia bastata la parola di un servo per far alzare il Padrone. Si volta e si avvicina, vedo i suoi occhi, profondi e liquidi come una palude: "Severus," mi dice fin troppo gentilmente, "ti stai forse divertendo alle mie spalle?" I suoi occhi sono sempre più vicini, il suo alito penetra nelle mie narici, ma non oso parlare: "Visto che hai tanta voglia di ridere, allora ridi!". Sento l’energia del Padrone che entra in me, non riesco a scacciarla; la mia mente si rifugia in un piccolo angolo, mentre il Suo potere prende possesso di me. Subito dalle mie labbra esce una risata, una incontenibile, lunghissima, fragorosa risata. Solo il tempo di respirare ed ecco che ricomincia. Vedo Voldemort abbandonare la sala seguito dalla goffa figura in nero. "Ecco la notte della mia vittoria!". Raccolgo le sue parole mentre se ne va. Dove andrà così di fretta? E’ difficile pensare tra uno scroscio di risa e l’altro; la sua energia non mi abbandona, costringendomi a questa pantomima contro il mio volere. Mi stanno lasciando solo, ad uno ad uno i miei compagni se ne vanno: qualcuno è contento della mia caduta in disgrazia, vero Lucius? Non riesco a fare altro che ridere; comincio a provare dolore, ma la Sua presenza è sempre ben salda nella mia mente. Una luce, ma non c’e’ luce al di fuori di quella emanata dalle candele, in questa stanza nera. Una luce, capelli rossi sparsi sul pavimento. Una luce, un volto, il volto di Lily. 'No! Hai promesso che non le farai del male!' Cerco di muovermi, ma le risa mi impediscono qualunque movimento, il dolore si fa sempre più forte e rende difficile respirare. Vedo, attraverso Voldemort, il volto di Lily che mi fissa con gli occhi spalancati, i suoi bellissimi occhi verdi. Una luce, i suoi occhi sono spenti, privi di vita. La mia mente rifiuta ciò che vedo; la Sua presenza è ancora forte e non posso fare altro che ridere, ridere, ridere. Vorrei andare da lei, abbracciarla, ma non riesco a muovermi, riesco solo a ridere. Il suono della risata mi riempie le orecchie e la disperazione mi riempie l’anima: vorrei morire ora, adesso, subito! Improvvisamente sono libero, il Suo potere è svanito e l’immagine di Lily con lui. Sono a terra, sdraiato sul pavimento: non rido più. Maledetto, che tu sia per sempre maledetto.
#5: Morire dentro (412 parole)
La lunga, crudele Cruciatus di benvenuto del suo signore d’un tempo, ora solo profondamente odiato, era appena terminata e le sue membra tremavano ancora. Non aveva neppure compreso le prime parole pronunciate dell’Oscuro Signore, tanto il dolore gli bruciava con perfida atrocità i muscoli. Ma poi, quel nome tanto amato, il suo nome, aveva perforato la cortina di sofferenza che gli annebbiava la mente risvegliando di colpo la sua consapevolezza. Lily! L’Oscuro Signore stava insultando il suo amore perduto! - ... converrai con me, Severus, che esistono di certo altre donne, di sangue più puro e più degne di te, rispetto a... - ... quella schifosa Sanguemarcio!(1) Con orrore Piton si rese conto che era proprio il sibilo tagliente della sua voce a lacerare l’aria, era la sua falsa risata di schermo che rimbombava fra le mura straziandogli a fondo il cuore, mentre gli occhi di rubino invadevano ancora una volta la sua mente incuneandosi attraverso l’imperscrutabile schermo di cristallo nero dei suoi occhi. No, l’Oscuro Signore non avrebbe trovato il prezioso ricordo del suo amore perduto: Lily era protetta molto bene in fondo alle tenebre gelate di un cuore da troppo tempo morto, ma che ancora e sempre sanguinava e soffriva. - Vedo che finalmente riconosci i tuoi sciocchi errori di gioventù, Severus! - ribadì Voldemort con sottile e ricercata perfidia. Sì, i suoi tremendi errori, le scelte sbagliate che, tra le altre, avevano causato anche la morte della sua Lily. Severus conosceva da molto tempo, e fin troppo bene, le sue gravi colpe e per tutte la vita aveva solo cercato di espiarle. Lo stava facendo anche in quel momento, infliggendosi volontariamente un’atroce sofferenza mentre la sua risata echeggiava ancora, beffarda e offensiva, orrendamente falsa a irridere la purezza del suo amore; una risata oscena necessaria per continuare a vivere, solo per continuare a compiere il suo maledetto dovere, perché lui era già morto, tanti anni prima, con la sua Lily, era morto dentro, senza più il suo amore, ucciso dalle sue stesse parole che avevano riferito una stupida profezia con la quale, un tempo, il giovane e ambizioso Severus aveva creduto di poter conquistare la gloria e il potere, e l’amore! La risata continuò a distorcere con crudeltà le sue labbra sottili, livida ferita che spiccava nell’intenso pallore del viso indecifrabile, e Severus Piton seguitò a proteggere strenuamente un segreto troppo prezioso, un puro amore profondo che l’Oscuro Signore non avrebbe mai potuto comprendere, mentre, inesorabilmente, continuava a morire dentro.
________ (1) Sostituisco all’incoerente termine "mezzosangue" il più corretto "sanguemarcio" che meglio rende il significato del termine inglese "mudblood".
#6: Profumo di Frassanico. (500 parole)
"Oh, vieni, Severus. Accomodati" Silente si sistemò gli occhiali sul naso, che teneva sprofondato tra libri e pergamene. Piton, la faccia resa storta da una tensione profonda ed evidente, si avvicinò tempestoso alla scrivania del Preside. Si fece forza con un sospiro contrariato e osò l’argomento che tanto gli premeva, per la seconda volta. "Dunque non reputi ancora il caso... di fornirmi quelle informazioni... che invece sembrerebbero adatte a un ragazzetto sprovveduto come Potter..." Silente aveva gli occhi abbassati su alcuni fogli coperti dalla propria scrittura, sembrava rapito da qualcos’altro. Qualcosa di inutile, a giudicare dall‘espressione concentrata ma divertita. "Ah, Severus, è il Cielo che ti manda" rispose infine, levando lo sguardo e una mano a mezz’aria. "Mi serve il tuo consiglio. Stai a sentire." La mano si portò verso il petto e Silente si mise a declamare una poesia:
"Come la Primaver’Appare Il Frullobulbo mi farà spaventare Nell’aria già piena di sementi Si raccolgono pensieri e sentimenti..."
"Ebbene?" biascicò Piton, di rimando allo sguardo interrogativo e irrequieto di Silente. "Partecipo al concorso Rime Botaniche, dell’Accademia degli Stregoni Rimaioli. Ma ahimè, non sono così ferrato in Erbologia. Non come te, Severus, comunque..." Piton cercò di evitare quella trappola. Era venuto per altro. Per ridiscutere i termini di un favore da nulla, che prevedeva l’uccisione del suo amico. Non era certo in vena di rime bislacche, né delle solite sciocchezze inopportune. Ma Silente interruppe sul nascere l’attacco e l’intenzione della sua frase, di sicuro tagliente. "Ora vedi, Severus, sono indeciso su un punto molto delicato della mia poesia... Perché qui ci starebbe bene una metafora sul Frassànico..." Nella rabbia e nell’urgenza di Piton cominciarono da aprirsi crepe che dalla faccia di marmo puntavano le loro spaccature fino al cuore. Con quelle sue sciocchezze Silente gli faceva tenerezza, ora. Gliene aveva sempre fatta. Era un’essenza volatile e preziosa che entro poche settimane non sarebbe esistita più. "Frassanìco..." lo corresse Piton puntiglioso. Non sopportava le imprecisioni nemmeno in mezzo a quella marea di sentimenti contrastanti. "Oh, per Merlino! Non si chiama Frassànico, quella pianta che a Pimavera sparge un profumo intenso e dolciastro, come di miele caramellato nella melassa? Frassànico, che potrebbe..." Silente girò gli occhi in alto, riflettendo ispirato. "Potrebbe forse far rima con manico?"
"Nel dolce profumo del Frassànico, Volteggio sulla scopa, salgo sul manico..."
"La pronuncia corretta, Albus, è Frassanìco" insistette Piton, quasi vinto da un mezzo sorriso sul volto, per tre quarti ancora amareggiato. "Frassanìco, come Io ti maledico..." Piton la sapeva lunga, evitava di uscire durante l’impollinazione del Frassanìco, perché l’odore dolce e nauseabondo, assolutamente persecutorio, gli dava il voltastomaco. "Ma secondo me, Albus, potrebbe... concludersi degnamente in questo modo..." Il pozionista si schiarì la gola. Chissà se ci sarebbe mai più stato un momento così.
"Inebriato dagli effluvi del Frassanìco Tu puoi sentire quanto Io ti maledico..."
Silente lo guardò radioso da dietro gli occhiali. "Oh, ecco, Severus. Ho trovato!" fece.
"Profumo di Frassanìco ...La Verità che non ti dico!"
Scoppiarono a ridere entrambi. Severus di più.
#7: Black Smile. (500 parole)
Quel giorno lacrime chiare scesero dal cielo per assistere impotenti a quell’empio spettacolo.
Un uomo giaceva a terra, in ginocchio, madido di sangue e pioggia. Nonostante le numerose Cruciatus ricevute si rialzò a fronteggiare il mostro che aveva davanti.
- Ah ah ah! Come ci si sente ad avere il potere e non potersene servire? Ci si sente una nullità, vero, mio Signore? - fece un inchino mentre le sue labbra si stirarono in un ironico sorriso.
Il mago lo stava sfidando apertamente.
Una strega dallo sguardo di un folle assassino corse verso Severus con la bacchetta stretta tra le mani in modo furioso.
- Come osi ridere dell’Oscuro Signore! - gli urlò Bellatrix frapponendosi tra i due. - Sei un codardo che si nasconde dietro parole. - aggiunse.
Il volto di Severus divenne marmoreo, le labbra si serrarono e gli occhi neri rilucevano di ardente rabbia.
- Non immischiarti, Bella - e le intimò di togliersi di mezzo - Sparisci! Ma la maga non si mosse.
- Avada Kedavra! - urlò Severus mentre un fascio di luce verde colpì in pieno petto Bellatrix.
Ci fu un attimo di silenzio e tutti si bloccarono come se fosse stato fermato il tempo.
- Ah ah ah! Sono stato un vero codardo ad uccidere una donna. - la sua risata si propagò per la radura, - Che vigliaccheria da parte mia. Mi scuso profondamente. - e s’inchinò con riverenza per scusarsi con la donna che giaceva morta ai suoi piedi.
Gli occhi di Voldemort si fecero ancora più rossi e la sua furia cieca si scagliò implacabile su Severus che cadde nuovamente a terra, dolorante, con il sangue che fuoriusciva copioso dai numerosi tagli che un Sectumsempra gli aveva provocato.
- Non ridi più, Severus? Dov’è finita tutta la tua spavalderia? Voldemort allargò le braccia parlando ai suoi fedeli Mangiamorte come a volerli incitare: ora erano loro a ridere.
Oscena risata di vili e crudeli uomini.
L’oratore camminava intorno al corpo inerme della sua vittima incitato dal suo pubblico che lo stava acclamando.
Il viso del mago era nascosto dai lunghi capelli neri, un velo scuro a coprire il suo amaro sorriso.
Rideva Severus, come mai aveva fatto nella sua vita e si rialzò di nuovo a fronteggiare l’Oscuro Signore.
- Vedo che non demordi, Severus. Mi è sempre piaciuta questa tua ostinazione e resistenza, ma non ti servirà. Mi prenderò ciò che voglio, lo farò direttamente dalla tua mente.
Di nuovo Severus rise: - Prego. - disse allargando le braccia in segno di resa - Si accomodi pure.
Il suo sorriso stava irritando Voldemort che corse furioso vicino a lui e con la Legilimanzia cercò di penetrare la sua mente, ma come sempre vide quello che Severus voleva che vedesse: polvere.
L’Oscuro si ritrasse e sulla sua faccia v’era dipinta incredulità.
- Ah ah ah! Non ha mai visto niente nella mia mente, l’ho sempre ingannata, mio Signore - e di nuovo fece un inchino.
Voldemort furente gli lanciò l’ennesima Cruciatus che lo gettò a terra definitivamente privo di sensi.
Gli serviva ancora.
#8: La risposta. (433 parole)
Socchiuse gli occhi e inclinò appena la testa all'indietro. Le labbra si separarono lentamente, divenendo ancor più sottili, fin quasi ad essere due linee chiarissime sul volto già pallido, e, inaspettata, una breve e secca risata sarcastica riempì l'aria. Poi il suono si smorzò diventando quasi un ringhio rabbioso. Era la risposta. L'unica risposta dovuta a quell'inutile provocazione, l'unico modo per rendere vana quell'insulsa asserzione. Nessuno mai aveva intuito. In nessun momento qualcuno era riuscito a capire qualcosa. Nessuno era mai arrivato così vicino al suo sentire per comprendere davvero cosa fosse la sua esistenza, passata e futura. Certo non si stupiva di questo e non riuscì a trovare altra risposta logica a quella frase pronunciata per sfida. In fondo cosa poteva importare ad un Mangiamorte di ponderare cos'era stata tutta la sua vita? Il Signore Oscuro lo aspettava, l'aveva convocato nel suo covo, alla Stamberga Strillante, nel bel mezzo della battaglia . Il Marchio ancora bruciava terribilmente. D'impulso aveva chiesto a chi aveva accanto, mascherando il dolore, ma la chiamata era arrivata per lui soltanto. A questo punto immaginava bene cosa Voldemort desiderasse e il suo compito non era ancora terminato: doveva ancora trovare il ragazzo! Non credeva di avere la possibilità di risolvere la questione Potter in un secondo momento: il Signore Oscuro lo voleva, adesso! Certamente non lo avrebbe lasciato più andare... Avrebbe dovuto comunque trovare il modo. La breve risata senza gioia, gelida e altezzosa, era l'unico modo per sottolineare la stupidità dell'affermazione che aveva concluso la frase appena profferita. Il Mangiamorte aveva pronunciato poche parole rassicurandolo sulla fiducia che riponeva in lui il loro Signore e, subito dopo, aveva commentato con sarcasmo la sua momentanea titubanza nel recarsi nel nascondiglio del suo presunto padrone. Piton li conosceva tutti e molti sapevano parecchie cose di lui, ma non tutto. Ormai più nessuno sapeva tutto. La frase era tesa a ridicolizzarlo, ma il mago che aveva parlato, volendo risultare sprezzante e arrogante, aveva ampiamente sottovalutato il decorso della sua esistenza, per tutti semplice e lineare. Non c'era davvero altra possibile logica risposta all'asserzione appena udita. Il suono della risata si era spento gradualmente, ma gli occhi rimasero due strette fessure brillanti da cui lo sguardo nero ed acuto osservava fiero il suo interlocutore. Il fugace, amaro sorriso era stato un breve momento, un'effimera reazione. Il viso magro era tornato immediatamente serio e immobile, imperscrutabile. Si girò e percorse il breve declivio, lasciandosi alle spalle i maghi vestiti di nero. Non ci sarebbero state altre repliche per una frase inutile: "Avanti, Severus, confessalo: anche tu, come tutti, hai paura di morire!" Voilà! A voi il voto. (Mi raccomando, votate in tanti! xD ) Volevo proporre un giochetto, a chi va. Sarebbe quello di cercare di indovinare la fic che avete votato. Cioè, voi votate e poi dite secondo voi chi l'ha scritta. Così per vedere quanto si conosce lo stile degli autori... Potrebbe essere una cosa divertente! Però non potete cercare di indovinarli tutti, perchè se no se lo fa un partecipante, verrebbe anche fuori quella che ha scritto lui stesso... Ah, ovviamente dovete essere leali e non avere suggerimenti!!! Pensateci... chi ha voglia lo faccia, non è obbligatorio! Edited by Ida59 - 15/11/2010, 17:55
| | |
| |
|