Ammetto che sono stata molto combattuta dal porre questa discussione all'interno di una sezione legata alla scrittura, ma, anche nell'indecisione di scegliere tra "scrivere originali" e "scrivere fanfiction" alla fine sono rimasta legata a una parola del titolo e del tema di questa discussione: leggere.
Ad alta voce.
Lo fate? Lo trovate utile?
In parte vi posso rispondere io: sì, è molto utile, sia per chi scrive che per chi legge soltanto.
Vi è mai capitato di leggere unicamente un testo mentalmente e poi di rileggerlo a voce alta?
A volte, anche se non ho ancora ben capito perchè, quando lo si rilegge ad alta voce, ci si accorge di sfumature e, se vogliamo, piccoli errori che la lettura a mente aveva "saltato".
E voi, cosa ne pensate?
Io una mia idea ce l'ho, ma vorrei esprimerla in seguito, dopo aver letto cosa ne pensate voi.
E' utile leggere ad alta voce? E' solo un semplice esercizio di lettura, per non "inciampare" nelle parole, nelle virgole, nelle pause che lo scrittore ci impone, oppure serve a qualcosa di più?
A voi il microfono.
EDIT: Aggiungo qualche argomentazione in più, a cura di
Massimo Belotti
Il Piacere di Leggere
Un libro, in cui si parli dell’umanità, dei suoi rapporti con la natura, con il reale e il metafisico, deve essere letto con tutto il corpo, aggredito intellettualmente e sensorialmente. E’ un amico cui si chiede, con cui si litiga o ci si confida. Ci possiamo innamorare di lui, riserbandogli ore esclusive, inquieti per l’ansia di tornare ad aprirlo. Niente lettura rapida, ma la calma emozionata con cui si pregusta un cibo, un vino, un incontro. E’ un comportamento che si impara e si raffina, dipende dal talento ma anche dall’arte, dall’esperienza. A scuola ci hanno detto che l’Orlando furioso, la Divina Commedia, i Canti leopardiani sono libri straordinari: molti di noi si sono accontentati dell’informazione, conservando un ricordo di fatica e di noia delle pagine che hanno “studiato”. Qualche volta, più maturi, si riprende un discorso troncato o mai iniziato; ma spesso gli strumenti di cui bene o male ci siamo impadroniti non sono sufficienti a farci provare il piacere di leggere, soprattutto i classici, i testi importanti. Possiamo imparare a provare quel piacere? Si. Con un po’ di fatica, soprattutto all’inizio. Ma ne vale la pena.
La lettura a voce alta come atto critico.
Chi si occupa del linguaggio rileva l'importanza di alcune regole (grammaticali e sintattiche) fissate in seguito all'uso, che permettono a chi parla, ascolta, scrive o legge di comprendere e di essere compreso e inoltre di essere creativo, originale grazie ai modi combinatori di usare quelle regole. Un autore compone periodi lunghi, dotati di incisi e di proposizioni secondarie, un altro autore si esprime con frasi brevi e secche, cercando di usare solo il materiale linguistico essenziale: Tasso è diverso da Ungaretti; come in arte figurativa l'essenzialità di Mondrian e di Morandi è diversa dalla profusione di Mirò e di Klee. E le bellezze femminili di Botticelli sono diverse da quelle di Rubens, che hanno la cellulite.
La parola detta è corporea, fisica, sensoriale: è voce, vale a dire suono; come suono interessa un insieme di parti del corpo, in altre parole l'apparato fonatorio che produce ed emette la voce, e l'udito, che partecipa – regolandola- alla produzione della voce e in particolare la riceve.
Il pensiero prende forma attraverso le parole - intese come fatto sonoro - anche quando si pensa in silenzio. Si può ipotizzare che il pensiero e le parole si siano influenzati a vicenda, addirittura crescendo di pari passo: più pensiero più parole. Più oggetti e fenomeni sono conosciuti più s’inventano modi per determinarli, distinguerli, ricordarli. Succede ancora oggi con i neologismi. L'aumento delle parole e la loro articolazione hanno sicuramente aiutato l'evoluzione e la sistemazione del pensiero. Se stiamo attenti il pensiero risuona, soprattutto se viviamo un momento emotivamente forte. Ovvero esiste un rapporto reale fra la parolasuono e il pensiero, espresso a voce alta o silenzioso.
La scrittura più antica finora conosciuta e interpretata - quella dei Sumeri, risalente a circa il 3.500 a.C. - pare sia stata inventata per ragioni funzionali, per conservare la memoria di certi dati: i testi più antichi parlano di cereali e di ovini. Per molto tempo quella che noi chiamiamo letteratura è stata tramandata oralmente; successivamente all'invenzione della scrittura ci sono state redazioni scritte dei poemi religiosi o di altro genere, come i poemi omerici.
Esistono due scritture storiche largamente diffuse: una fatta di immagini simboliche (quella ideografica, come i geroglifici egiziani, che probabilmente hanno origini dalla pittografia, attraverso la quale, per esempio, comunicavano fino al secolo scorso gli indiani d'America), l'altra fonetica (quella alfabetica, che pare nasca sempre in Medio Oriente verso il 1500 a.C.). La scrittura alfabetica è composta di segni convenzionali, assolutamente arbitrari, inventati allo scopo di ricordare una serie di suoni prodotti dall'apparato fonatorio. Inizialmente i segni consideravano solo suoni consonantici. Pare siano stati i greci – verso l’VIII secolo a.C. – a dare sistemazione al proprio alfabeto, immettendovi segni che si riferivano anche ai suoni vocalici. A quel periodo si assegna la scrittura dell’Iliade, e, successivamente, dell'Odissea. E alcuni sostengono che la vocalizzazione dell'alfabeto abbia permesso il periodo alto della produzione filosofica greca, dando inizio, per esempio, alla logica formale, permettendo cioè di riflettere sulle condizioni che rendono un ragionamento corretto.
Non parlo di una lettura a voce alta casuale. A mio parere la lettura a voce alta deve essere il risultato di una serie di scelte critiche del lettore, deve essere interpretativa. Così si attrae e si mantiene l’attenzione dell'ascoltatore, favorendone l'incontro con l'opera scritta, perché:
a) si offre una lettura critica, cioè in grado di dare risposte in tempo reale sulla comprensione del testo. La lettura intelligente (anche se discutibile), che non dà niente per scontato, neanche gli articoli, tende a creare un colloquio, rispondendo alle domande mute, continue e non sempre coscienti; quindi permette un atteggiamento disponibile da parte dell'ascoltatore, l'atteggiamento di voler capire;
b) si fa percepire il piacere della lettura per mezzo della sensorialità.
La lettura a voce alta deve cercare di rendere chiaro il testo, ma in modo vibrante, con una tensione di partecipazione, con una specie di filo conduttore, che ha ragioni critiche ed espressività sensoriali.
Chi legge a voce alta deve evitare di mettersi fra il testo e l’ascoltatore, facendo deviare l’attenzione sulla propria carica di fascino. Deve usare discrezione, non deve prevaricare. Ma anche l’ascoltatore deve seguire delle regole: soprattutto quella di seguire la lettura, non la persona del lettore. Il suo obbiettivo è capire, non cullarsi sentendo “la bella voce”.
Osserviamo che se noi abbiamo davanti un elenco di nomi di persone e li leggiamo a voce alta, la nostra lettura risulterà neutra se non conosciamo le persone. Ma se le conosciamo adopreremo inflessioni che – poco o tanto – caratterizzeranno il nostro rapporto con quelle persone. Cioè saremo portati a pensare mentre leggiamo e a dare valore a quello che leggiamo.
Questa è la ragione per cui chi legge i dati della borsa valori non deve avere inflessioni particolari: si potrebbe pensare che, mentre l’annunciatore legge, commenti la discesa di un titolo o si rallegri per il successo di un altro.
Avvicinarsi ad un testo con lo scopo di capirlo criticamente (e poi magari leggerlo a voce alta) implica un metodo di ricerca che abbia capacità di analisi di sintesi e inoltre di “navigare” nel testo, che a prima vista ci può apparire come frammentato, di cui scorgiamo solo alcune sporgenze emergenti nella nebbia. La capacità di “navigare” nel testo ci permetterà - con approssimazioni che dipendono dalla difficoltà del testo e dalla nostra preparazione, ma anche dal nostro interesse - di collegare i frammenti, di costituire degli insiemi, di conoscere il testo in modo approfondito.
Insisto: la lettura a voce alta, tendenzialmente, non deve essere vista, ma ascoltata; allora è meglio ascoltare una registrazione? No, in effetti, il lettore può suggerire qualcosa anche col resto del corpo, purché non distragga dalla comprensione.
L’ascoltatore non deve sentirsi affascinato dal suono della voce. Deve stare attento per capire.
Edited by Ale85LeoSign - 2/7/2013, 19:09