Il Calderone di Severus

N. 1 - A tavola con Severus 2a Edizione del Gioco

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view post Posted on 6/1/2007, 15:13
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I ♥ Severus


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Indice delle storie pervenute per il Gioco Creativo



CyI3HeN




L'ispirazione è nata QUI dove, quasi per gioco, qualcuno ha cominciato a scrivere brevi pezzi su "Severus e il cibo", finchè Niky ha scritto una vera breve one-shot.

Così è scattata l'idea: perchè non scriviamo una raccolta di brevi one-shot su quell'argomento?

Vi ricordo le regole che classificano le storie in base alla loro lunghezza:
- Drabble (fino a 100 parole)
- Flash fic (da 101 a 500 parole)
- One-shot (oltre 500 parole fino a max 5000 circa)

Ecco qui titolo e indice:

A tavola con Severus

Premessa

1 Colazione
2 Spuntino
3 Pranzo
4 Merenda
5 Cena
6 Relax del dopo cena
7 Spuntino di mezzanotte




Ogni capitolo può contenere più di un pezzo che, a sua volta, può consistere in una Drabble/flash fic/one shot.

Allora, cosa ne dite dell'idea? Avete voglia di collaborare scrivendo uno o più pezzi?


Chi vorrà scrivere un pezzo può liberamente postare il messaggio tenendo conto che c'è un solo vincolo: il protagonista deve essere solo Piton.

Il gioco rimarrà aperto fino al 30 aprile e chi lo desidera può iscriversi fin d'ora indicando in quale capitolo intende scrivere.


Sul capitolo 7 è stata lanciata una SFIDA: "Spuntino di mezzanotte farcito con Cerchio di Mangimorte", alla quale hanno aderito, fino ad ora:
Ale-chan
Astry (inserita)
Boll
Ida (inserita)
Niky (inserita)
OcchioMalocchio (inserita)
Stefi (inserite 2)
Mariacarla (inserita)




Le storie scritte (ben 23!) sono:


A tavola con Severus


COLAZIONE

Ricatto d'avena (Rowizyx)
Colazione in Sala Grande (Ida59)


SPUNTINO

Cioccolata (Astry)
Tormenti e merendine di zucca (Witch Violet)


PRANZO

Materne preoccupazioni (Ida59)
Certe cose non cambiano (Starliam)


MERENDA

La pausa del tè (Boll11)


CENA

Richiamo paterno (Ida59)
La punizione (Nykyo)
Il primo appuntamento (Ranze)


RELAX DOPO CENA

Riflessi di sangue (Ida59)
Fantasia al cioccolato (Sage)
Brindisi per un amico (Ida59)


SPUNTINO DI MEZZANOTTE

Non voglio il tuo aiuto (Astry)
Il brindisi (Stefi)
L’ultima cena? (OcchioMalocchio)
In alto il calice (Rowixyz)
Il Cenacolo (Stefi)
Erba (Nykyo)
Alla Fine della Notte (Mariacarla)
Inedia per me stesso (Earendil)
Premio di mezzanotte (Ida59)
Ritardi e ritorni (Starliam)



Dal 2017 le storie di questa iniziativa sono liberamente pubblicabili sul forum in questa discussione.
Se volete potete pubblicarle anche nella macro-sezione del forum dedicata alle storie, scegliendo la sezione più adatta e seguendo le istruzioni.



Integrazioni e modifiche del 16 settembre 2013



- Non vi sono limiti massimi di lunghezza per le one-shot, ma non esagerate altrimenti rischiate di annacquare troppo il rapporto Piton e cibo/bevande che deve rimanere fulcro della storia.
- Ammesse anche poesie e song-fic.
- Nella premessa alla storia dovete indicare che è stata scritta per partecipare a questo sfida . Conseguentemente la storia deve essere inedita. Una volta pubblicata su MSStorie siete liberi di pubblicarla anche altrove.
- E' ben accetto qualsiasi genere, rating e pairing (in canone o meno) nonché l'utilizzo di qualsiasi personaggio (anche originale). In ogni caso Severus è il protagonista della storia.
- Può essere scritta anche una singola storia, che rientri o meno nell’indice sopra indicato.



Attenzione: chi partecipa al gioco Creativo n. 14 - Severus House Cup, legga attentamente QUI per le FA e qua per le FF.



JFkQcqK


CODICE
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Edited by Ida59 - 6/7/2017, 15:20
 
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Nykyo
view post Posted on 6/1/2007, 15:31




Incomincio io con la mia One Shot (personaggi: Severus, naturalmente, e poi Hermione Granger) che si colloca nel capitolo 5 (cena) e mette in scena una punizione molto molto particolare.

Buona lettura, o forse è meglio dire: buon appetito.

Nykyo



La punizione.




Hermione Granger bussò alla pesante porta di quercia borchiata, fissandosi i piedi.
Merlino! Lei in punizione: che onta tremenda e incancellabile!
Che macchia insopportabile sul suo curriculum scolastico.
Ne aveva avuti di brutti incubi in cui i peggiori voti della storia di Hogwarts le venivano incontro beffardi e ghignanti, minacciando di annidarsi nei risultati dei suoi G.U.F.O., ma erano solo sogni molesti.
Il Professor Piton invece era vero, temibile e caustico ed era stato di poche parole, ma decise - Granger, è l'ultima volta che suggerisci a Paciock contro ogni mio esplicito divieto. In punizione nel mio studio alle 20:00 in punto! -
In punizione con Piton: disonorevole e raccapricciante.
Chissà che orribile e sadica trovata aveva in serbo per lei il Maestro di Pozioni.

La porta girò sui cardini da sola ed il vano a sesto acuto incorniciò la figura tanto temuta del docente.
Ma non era seduto alla sua scrivania, con aria truce, come Hermione si era aspettata.
Stava in piedi e teneva in mano una specie di scatolone di legno, carico di pacchi e boccette.
Lo porse all'allieva, sollevando appena un sopracciglio - Lo porterai tu, Signorina "Suggeriscoio" - soggiunse - Ci trasferiamo in classe. -
Non aggiunse altro, né una risposta al saluto d'ordinanza della ragazzina, né una qualsiasi altra sillaba.
Semplicemente uscì, col suo solito passo svelto che gli gonfiava il mantello alle spalle come una vela, e la precedette lungo il corridoio freddo e male illuminato.
Da dietro una colonna, che evidentemente delimitava l'ingresso segreto alla Sala Comune di Serpeverde, fecero capolino tre facce divertite e ridenti: Draco Malfoy e gli immancabili Tiger e Goyle.
Sghignazzarono qualche frasetta di scherno all'indirizzo di Hermione che, data la situazione, non potè replicare, ma li guardò con la minaccia di una futura vendetta nelle indignate iridi castane.
Merlino, Merlino, che vergogna! In punizione. Le veniva quasi da piangere.
Piton, dal canto suo finse di ignorare che quei tre non avrebbero mai dovuto ficcare anche solo il naso fuori dalla loro Sala a quell'ora.
Ma, quando la Granger chinò il capo per non mostrar loro che aveva gli occhi lucidi, ne approfitto per fargli segno di sparire.
Poi si fermò sulla porta dell'aula e lasciò che l'allieva la varcasse per prima.
- Metti tutto sul primo bancone e inizia ad accendere il fuoco, mentre prendo il calderone che ti servirà per preparare la pozione di stasera - ordinò.
Hermione, ovviamente, si affrettò ad eseguire.
Ma era anche curiosa.
La sua punizione consisteva nel preparare un filtro? Che tipo di distillato sarebbe stato?
Da un lato c'era il suo animo di studentessa curiosa e assetata di sapere che la pungolava: forse non sarebbe stato poi così male, magari avrebbe imparato qualcosa di nuovo e interessante.
Le sarebbe piaciuto conoscere una pozione che nessun altro studente del suo anno aveva ancora padroneggiato.
In questo Hermione sarebbe stata una perfetta Serpeverde: non le mancava l'ambizione.
Però, c'era anche una parte di lei che era letteralmente terrorizzata.
Se il Professor Piton aveva deciso di farle preparare un elisir di qualche tipo, si poteva star certi che doveva essere un preparato difficilissimo e probabilmente sgradevole.
Magari gli ingredienti si sarebbero rivelati pungenti, schifosi, urticanti.
Non riuscire a eseguire il compito l'avrebbe fatta sentire ancora più sciocca e umiliata e poi, forse, sarebbe andata via dall'aula sconfitta, stanca morta e con le mani (o peggio la faccia) piagata da ustioni o vesciche.
Certo, sarebbe andata così, perchè il Professore odiava i Grifondoro e detestava Harry, nonchè lei e Ron di riflesso.
Beh, non solo di riflesso... A dirla tutta, loro tre l'avevano spesso e volentieri trattato in maniera irrispettosa, avevano messo in dubbio la sua lealtà al Preside Silente, l'avevano accusato di mille nefandezze.
Ma comunque...
- Signorina Granger! Ti ho forse concesso di imbambolarti come se ti avessero pietrificata? Tira fuori gli ingredienti, SUBITO! Al lavoro. Questa è una punizione, non un tour guidato dei sotterranei! -
Hermione si riscosse, arrossendo fino alla radice dei capelli.
- Mi scusi... Professore... - balbettò e iniziò a fare come le era stato detto.
Con la coda dell'occhio, però, scoccò un'occhiata curiosa al docente che ora teneva tra le mani uno stravagante calderone di un metallo indefinibile (forse argento?) e di grandi dimensioni.
Non enorme, ma di gran lunga più basso, tondeggiante e largo di quelli di peltro che usavano solitamente a lezione.
Questo era nuovo, lucidissimo, tanto che ci si poteva specchiare sulla sua superficie concava priva di qualunque decorazione.
Hermione non ne aveva mai visto uno simile, ma le ricordava vagamente qualcosa. Però non ebbe il tempo di domandarsi cosa.
Piton aveva depositato con delicatezza il calderone sul fuoco (che Hermione nemmeno ricordava di aver effettivamente acceso, persa come era stata nei propri pensieri) e ora la fissava, a braccia conserte, con quelle paurose iridi nere imperscrutabili.
- Devo ripetermi? – sibilò minaccioso e la ragazza scosse il capo, iniziando a togliere i vari ingredienti dalla scatola, con dita lievemente tremanti.
Lui la lasciò fare, rimanendo in silenzio, con aria cupa e per nulla accomodante.
Hermione svolse ogni pacchetto ed aprì i barattoli.
Erano ingredienti ben strani.
C’era una specie di tubero che non aveva alcun odore particolare, ed assomigliava vagamente ad una cipolla.
Poi varie polveri dagli aromi pungenti e strani, ma non sgradevoli e tutte dai colori vivaci.
Una era rossa e un’atra pareva zolfo tanto era gialla. Ce n’era una terza che sembrava composta da minuscoli cristalli opachi.
Ma nessuna delle tre le causò spiacevoli reazioni cutanee.
Non bruciavano, non pizzicavano, non erano in alcun modo irritanti.
E poi c’erano degli strani funghi scuri e piatti, anche quelli senza alcun particolare profumo o metifica puzza.
Ed anche una strana pianta, immersa in un liquido chiaro, dentro un barattolo di vetro trasparente. Era bianca come se non avesse mai visto né luce né linfa e a Hermione fece un po’ senso.
Infine, l’unica cosa davvero disgustosa: carne cruda tagliata in viscide fette sottili e larghe, dalla consistenza molliccia e non meno bianchiccia del vegetale di poco prima.
Senza riuscire a trattenersi dallo storcere il naso, Hermione si disse che doveva essere rospo.
Neville avrebbe vomitato.
Anche lei fu sul punto di farlo perché le parve che quell’ingrediente fosse stato scelto per farsi beffa di lei e lanciarle un chiaro presagio: aiutava sempre Neville, anche se non doveva? Bene, alla prossima occasione sarebbe stato Oscar l’ingrediente smembrato da maneggiare durante la punizione.
La Granger non era mai stata poi tanto convinta che Piton fosse cattivo nel modo che Harry riteneva, cioè che fosse fedele a Voldemort, ma lo considerava capacissimo di giocare a lei o a Neville un simile tiro.
Le venne perfino il dubbio raccapricciante che l’avesse già fatto.
- Non è il rospo di quell’impiastro di Paciock, sta tranquilla – disse d’un tratto Piton, come se le avesse appena letto nella mente.
- Ma poteva esserlo… - aggiunse, perfidamente mellifluo, mentre lei deglutiva a vuoto.
Poi le mise tra le mani, ancora un po’ tremolanti, un rotolo di pergamena.
- Segui le istruzioni, io starò a guardare – concluse laconico e sedette sul bordo della cattedra, sempre con le braccia incrociate sul petto, a osservarla lavorare.
Hermione strabuzzo gli occhi e si morse un labbro: un elenco di nomi più strani e misteriosi non l’aveva mai visto.
Lance di drago? Polvere degli Dei?
Cosa mai voleva farle preparare il Professor Piton? Era forse una pozione oscura e proibita? E poi che ne avrebbe fatto? L’avrebbe testata su di lei? Con quali tremendi effetti?
Rabbrividì, ma strinse i denti; con Piton non c’era da discutere, doveva scontare la sua punizione e basta.
Si mise all’opera e sebbene le istruzioni le suonassero particolarmente stravaganti decise che sarebbe riuscita al primo tentativo.
Non voleva trovarsi davanti un Professor Piton ancora più irritato e irridente, non intendeva passare tutta la notte in quell’aula gelida e umida e poi ne andava del suo onore.
Bastava l’onta della punizione, senza aggiungerci anche un fiasco solenne.
Di certo alla fine Piton non l’avrebbe lodata, ma comunque avrebbe saputo che Hermione Granger quando si mette in testa una cosa la fa presto e bene.
Lavorò sodo e alacremente, cercando di scordarsi curiosità e disgusto che potevano ostacolarla, tanto il Professore non avrebbe avuto pietà né risposto alle sue domande.
Infine, sudata e stanca, ma in cuor suo soddisfatta, ascoltò le parole in cui tanto aveva sperato – Bene, la pozione è pronta, puoi smettere di mescolare, Granger, abbiamo finito –
A quel punto si aspettava che lui le dicesse per cosa aveva faticato tanto, sbucciandosi un paio di dita col coltello d’argento, ritrovandosi con gli occhi lucidi senza sapere bene il perché e inondandosi di vapore che le aveva reso ancor più crespi i capelli castani.
Per altro, se doveva fare da cavia almeno voleva scoprire per cosa.
Ma Piton la stupì – Ora puoi andare. Immediatamente nel tuo dormitorio. Adesso! E bada di non fare nessuna delle deviazioni tanto care al tuo amico Potter! –
- Ma… Ma… - balbettò shockata.
Ancora una volta lui parve leggerle la mente.
- E’ questa la punizione perfetta per un’impicciona come te: non intendo dirti cosa hai appena distillato. La curiosità sarà un’ottima compagna con cui dividere la notte. E ora, fuori di qui! -
Hermione dovette dargli ragione: sarebbe morta di curiosità, ci avrebbe pensato e ripensato girandosi nel letto, senza pace fino all’indomani mattina, quando avrebbe potuto scaraventarsi direttamente dalle lenzuola agli scaffali della biblioteca per cercare di risalire alla pozione dal nome degli ingredienti che la componevano.
Tanto li rammentava a memoria, sarebbe stato impossibile scordarli.
Filò via rapida, prima che Piton potesse peggiorare la situazione, levando per sopramercato una cinquantina di punti a Grifondoro, e lo lasciò solo nell’aula tetra.
Severus attese qualche istante, poi sfoderò un lungo legno sottile.
Ma non era la sua bacchetta: terminava in una propaggine tondeggiante.
Era un mestolo da cucina.
Si avvicinò lentamente al curioso calderone, quasi sovrapensiero, inalando a pieni polmoni i vapori che ancora ne fuoriuscivano.
Le sue narici gli rammentarono la propria disattenzione.
- Ma certo, che sciocco, avevo incantato gli odori perché quella piccola impudente cadesse nello scherzo e non si accorgesse di niente – mormorò tra sé e sé e questa volta impugnò davvero la bacchetta.
La puntò prima sulla porta, sigillandola, e poi sul paiolo, pronunciando silenziose parole che nessun altro potè udire, finchè gli aromi che aveva pregustato non si spansero per la stanza.
Infine si sedette sul bancone che tante volte aveva ripulito dai disastri degli alunni e sorrise beffardo, intingendo il mestolo nel delizioso piatto di pollo al curry con funghi e bambù che un’inconsapevole Hermione Granger aveva appena cucinato per lui.
Ed era anche una brava cuoca, la piccola strega, constatò assaggiando in punta di cucchiaio.
Sale al punto giusto, curry quanto piaceva a lui e quel pizzichino di paprica che poteva donargli il briciolo di calore che tanto raramente si concedeva.
Non amava i piatti elaborati di solito, ma andava matto per quel particolare manicaretto babbano, tanto che s’era procurato tempo addietro una pentola di quelle che i Babbani chiamavano Wok.
La migliore per cucinare la pietanza che ora intendeva gustarsi con tutta la calma concessa dalla solitudine.
E fra tante occasioni in cui s’era lasciato tentare da quel cibo esotico, questa sarebbe stata la volta in cui più l’avrebbe trovato gustoso, perché il miglior condimento era la consapevolezza che Hermione Granger nei giorni successivi sarebbe diventata matta a scartabellare libri nell’infruttuosa ricerca di ingredienti assolutamente inesistenti.

Ma non rise, perché non gli sarebbe parso dignitoso morire soffocato da un intingolo orientale, per quanto cucinato nel migliore dei modi.


Fine



Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:57
 
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I ♥ Severus


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Questo pezzo rientra nella categoria Flash-fic (anche se è un brano tratto da una mia Long-fic);
Personaggi: Severus;
Si colloca nel capitolo 1 (colazione), anche se la prima colazione, dopo la Cruciatus notturna cui Voldemort l’ha lungamente sottoposto, no, Severus non riesce proprio a gradirla. Ma l’affronta con orgoglio, il capo dolorosamente ritto in mezzo agli studenti.

(Tratto da “Luci e ombre del cristallo – ovvero – La Studentessa”: Cap. 8 – Natale a casa Malfoy)

Colazione in Sala Grande



Scrollò il capo davanti al riflesso nello specchio: troppo pallido, troppe occhiaie, troppe rughe incise sul volto stanco e scavato. Dimostrava almeno dieci anni di più dei suoi quasi 36 anni.
Troppe Cruciatus, negli ultimi mesi, per indispensabili informazioni non rivelate e per torture non praticate con la pretesa crudeltà.
La Cruciatus di Voldemort ogni volta lasciava il segno dolorosamente più a lungo, la testa che scoppiava il mattino dopo in Sala Grande, mentre le grida degli studenti si sovrapponevano, in fin dei conti perfino gradite, sebbene gli trapassassero impietosamente il cranio, a ben altre urla che ancora gli inchiodavano l’anima.
Così tornava lentamente a rivivere in quest’altra realtà diurna, così meravigliosamente insignificante e monotona, anche se così a lungo vituperata quando era ancora la sua unica realtà d’attesa. La rimpiangeva, ora che danzava su quel filo sottile, tra la vita e la morte, il bene ed il male, la luce e le tenebre.
Era sempre più penoso camminare orgogliosamente ritto in mezzo ai tavoli vocianti, i muscoli ancora irrigiditi dal dolore, le ossa brucianti e la pelle tesa fino al punto di lacerarsi. Ma non avrebbe mai ceduto, mostrando loro il suo strazio. Anche sedersi era un tormento, quasi le giunture delle ginocchia non funzionassero più dopo tutto quel tempo passato alla impietosa mercé del suo odiato Signore d’un tempo.
Di mangiare, neppure se ne parlava, nonostante la gentile insistenza di Minerva: lo stomaco si rifiutava recisamente, ancora orrendamente contorto, e poi l’intestino non sarebbe stato in grado di svolgere il necessario lavoro.
No, si limitava a sorbire solo un po’ di tè caldo, giusto per ritrovare un po’ di tepore, riuscendo a fatica a dominare il lieve tremore alle mani che ancora non lo voleva abbandonare.
Poi la nuova giornata di lezione, sempre tediosamente e gradevolmente uguale alla precedente, ancora e sempre a leggere il sospetto negli occhi degli allievi ed il forzato rispetto nello sguardo dei colleghi, imposto ed ottenuto solo grazie all’autorità di Silente.
Quel mattino della vigilia di Natale avrebbe solo voluto dormire ancora un poco, ma con l’agognato sonno arrivava il consueto tormento degli incubi ed anche quella breve pace gli era negata.
Erano sei mesi, ormai, che mangiava poco e dormiva meno. Maledizione, c’era un motivo più che valido se perdeva peso a vista d’occhio e diventava sempre più pallido!

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:58
 
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view post Posted on 6/1/2007, 19:26
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Questo pezzo rientra nella categoria Flash-fic (ho sforato solo di 12 parole!)
Personaggi: Minerva, Silente e Severus;
Si colloca nel capitolo 3



Materne preoccupazioni




Il pranzo è iniziato ormai da un pezzo, ma il posto del Professor Severus Piton è ancora vuoto.
Minerva scrolla appena la testa cercando lo sguardo azzurro di Silente: il Preside si sta servendo un’abbondante razione di purea di patate. I suoi occhi brillano interessati, pregustando il sapore dell’abbondante cucchiaiata di cibo che si sta generosamente infilando in bocca: è incredibile di quanto appetito sia ancora dotato alla sua veneranda età, pensa l’insegnante di Trasfigurazione.
Finalmente Minerva riesce ad agganciare lo sguardo di Silente e fargli notare che il posto del Professor Piton è ancora una volta desolatamente vuoto: quel povero ragazzo finirà per morire di fame!
Per un breve attimo la luce azzurra degli occhi del Preside s’incupisce e lui sospira appena, mentre deglutisce il saporito boccone: Minerva ha ragione, quel ragazzo non si cura abbastanza di se stesso.
Un lieve cenno affermativo di Silente e la McGranitt si alza, le labbra tirate ed il viso preoccupato, mentre si dirige ancora una volta verso lo studio di Piton per sollecitarlo a venire a pranzare.

Minerva rabbrividisce appena quando l’aria umida del sotterraneo le penetra nelle fragili ossa e la sua ombra sottile si allunga sulle vecchie pietre del corridoio.
Bussa discretamente alla pesante porta del suo studio.
Nessuna risposta.
Ma la vecchia insegnante sa che Severus è nel suo studio: glielo ha confermato lo sguardo limpido di Albus; nessuna pericolosa missione per lui, in questo grigio e freddo sabato mattino.
La mano torna a bussare con più insistente decisione finché la porta si apre da sola, girando piano sui cardini, con un sibilo sottile: Severus è di spalle, chino su un calderone a rimestarne con attenzione il contenuto.
- Severus! – sussurra la maga in tono di contenuta esortazione.
Il mago si raddrizza piano e volge appena il capo verso di lei, il viso pallido e scavato in parte coperto dai lunghi capelli neri.
Minerva fa il solito, lieve ma deciso cenno di richiamo: è un rituale conosciuto, che si ripete ormai quasi ogni giorno.
Severus sbuffa appena, poi guarda con aria incerta il calderone ed il liquido ribollente dal quale si sprigiona un esile filo di fumo. Le fiamme per un attimo si riflettono nei suoi occhi neri e profondi mentre rivolge nuovamente il viso verso la maga.
Il sorriso che Minerva gli rivolge cela come sempre un piccolo rimprovero, ma, soprattutto, racchiude una tenera e materna preoccupazione che lo mette ogni volta a disagio. Severus raddrizza le spalle e serra le labbra sottili mentre solleva un poco il sopracciglio, simulando un’infastidita indifferenza; quindi lancia un’occhiata alla vecchia pendola: si è fatto veramente tardi, come ogni volta, e la vecchia maga è preoccupata per lui, che non mangi abbastanza.
Se avesse solo quello di cui preoccuparsi, sarebbe un uomo tranquillo e quasi felice.
Un sorriso amaro piega gli angoli delle sue labbra mentre con la bacchetta, obbediente e rassegnato, spegne il fuoco ed il bollore subito si calma. Un’ultima occhiata alla sua pozione, quasi di desiderio, poi segue in silenzio Minerva, nel frusciare elegante e discreto del suo lungo mantello nero.

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:58
 
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boll11
view post Posted on 7/1/2007, 21:11




Allora, inserisco anche io.

Tipologia: Flash Fiction

Personaggi: Severus - Minerva

Si inserisce nel quarto capitolo: La Merenda

La pausa del tè



Severus sorseggia il suo tè sforzandosi di trovarlo gradevole.
Quel caldo liquido ambrato, in realtà, lo disgusta.
Minerva ci ha messo troppo zucchero.

Quando con un tono che non ammetteva repliche, gli ha ordinato di fare una pausa dal suo lavoro le ha visto agitare la bacchetta e far fluttuare verso di loro un vassoio con una teiera fumante, due tazze e un piatto ricolmo di shortbread.
Non contenta della sua totale inerzia e della sua ostinata intenzione di non alzare lo sguardo dai volumi che stava consultando, l’ha vista afferrare con gesto secco un esile cucchiaino d’argento e affondarlo nella zuccheriera.
Ben quattro cucchiaini colmi su cui aveva versato l’ Earl Grey.

Non ama quel tè.
Sembra amaro, ma in realtà quel retrogusto di bergamotto gli lascia sulla lingua e nella gola un sapore dolciastro.
E’ un tè indeciso.
Oltretutto è smielato e lui di solito lo prende amaro.
E preferisce il robusto Irish Breakfast.

Dunque sorseggia l’ Earl cercando di mascherare la repulsione dietro la porcellana candida della tazza, ascoltando con poco interesse la vecchia maga.
E’ sempre così preoccupata.
Ha notato che ha saltato il pranzo e anche la colazione ed ha voluto accertarsi che il suo corpo scarno ingerisse qualcosa.
Per questo, crede, gli tende un biscotto con cipiglio severo, la sottile linea della bocca piegata in una smorfia decisa.

Severus odia gli shortbread.
Sono talmente pieni di burro che un boccone potrebbe saziare l’intera Hogwarts.
“No, grazie Minerva.”
Lei non fa una piega.
Continua a tendergli quel biscotto senza battere ciglio.
Se Severus non leggesse nei suoi occhi quello che smentisce la bocca, le avrebbe già intimato di togliersi dai piedi.
Non sa perché, ma Minerva gli vuole bene.
Quella vecchia strega gli vuole bene.

Afferra il biscotto con poco garbo.
Glielo strappa dalle mani e lo avvicina alla bocca.
Prima di addentarlo rimane un secondo a fissarla considerando se lasciar emergere la sua vena caustica o cedere alle sue premure.
Si limita a sibilare:
“Non è con tutto questo zucchero che puoi addolcirmi, Minerva, ma forse riesci ad uccidermi.”
E risoluto affonda i denti nella frolla.

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:58
 
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=Ranze=
view post Posted on 7/1/2007, 21:17




DOMANDE:

Volendo partecipare, ma non avendo ancora un’idea precisa della storia mi chiedo: devo iscrivermi prima o posso tranquillamente postare lì sotto, nel caso in cui l’idea mi venga e sia di Rating General, senza dire prima con certezza che parteciperò? ^^

“…che c'è un solo vincolo: il protagonista deve essere solo Piton.” Questo non mi è chiaro. Ovvero, Piton sarà importante, ma non può essere a cena con qualcun altro, ad esempio? Il fatto che sia protagonista implica necessariamente che sia SOLO o basta che la storia sia attraverso i suoi occhi? E se non è solo, possono anche comparire personaggi inventati da me? O solo del mondo di JKR?
L’inizio deve essere il pasto o può iniziare prima? O dopo? Può essere il racconto di Piton di un pasto che ha qualcosa di speciale?



 
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boll11
view post Posted on 7/1/2007, 21:19




CITAZIONE (Ida59 @ 6/1/2007, 15:13)
Nota per Astry, Boll e Niky (e chi altro lo desidera) sullo "Spuntino di mezzanotte": e se si svolgesse nel Cerchio dei Mangiamorte?

Mi stuzzica molto l'idea... direi che accetto, mi piace. ;)

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:59
 
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view post Posted on 7/1/2007, 21:59
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Perfetto: diciamo che lo "Spuntino di Mezzanotte" farcito con "Cerchio dei Mangiamorte" diventa una Sfida ufficiale all'interno di questo Gioco.

Per ora si sono iscritte Astry, Boll e Ida.

Niky ci stai, vero?

Chi altro?

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:59
 
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Nykyo
view post Posted on 7/1/2007, 22:04




CITAZIONE (Ida59 @ 7/1/2007, 21:59)
Perfetto: diciamo che lo "Spuntino di Mezzanotte" farcito con "Cerchio dei Mangiamorte" diventa una Sfida ufficiale all'interno di questo Gioco.

Per ora si sono iscritte Astry, Boll e Ida.

Niky ci stai, vero?

Chi altro?

Contami tra le sadiche da spintino notturno, certamente. Vuoi che mi perda una simile occasione? Ho già idee in mente.

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:59
 
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view post Posted on 7/1/2007, 22:07
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CITAZIONE
Volendo partecipare, ma non avendo ancora un’idea precisa della storia mi chiedo: devo iscrivermi prima o posso tranquillamente postare lì sotto, nel caso in cui l’idea mi venga e sia di Rating General, senza dire prima con certezza che parteciperò? ^^

Sarebbe meglio se ti iscrivessi, poi se non dovessi riuscire a scrivere ciò che pensi basta avvisarci nel medesimo topic.


CITAZIONE
“…che c'è un solo vincolo: il protagonista deve essere solo Piton.” Questo non mi è chiaro. Ovvero, Piton sarà importante, ma non può essere a cena con qualcun altro, ad esempio? Il fatto che sia protagonista implica necessariamente che sia SOLO o basta che la storia sia attraverso i suoi occhi? E se non è solo, possono anche comparire personaggi inventati da me? O solo del mondo di JKR?

Nel racconto possono esserci tutti i personaggi che vuoi, ma Piton deve essere il fulcro della storia: è il suo rapporto col cibo che prima di tutto dobbiamo indagare.
Può esserci anche un personaggio originale al suo fianco.


CITAZIONE
L’inizio deve essere il pasto o può iniziare prima? O dopo? Può essere il racconto di Piton di un pasto che ha qualcosa di speciale?

Può essere un racconto che inizia prima o dopo un pasto, ma del pasto si deve parlare per forza.
Sì può essere il racconto di Piton su un pasto speciale, ma deve anche parlare del rapporto tra Severus e il cibo.
Per "pasto" si intende una delle 7 tipologie che danno il titolo ai capitoli.
Dai una lettura a quello che è stato scritto fino a d'ora e potrai vedere che sono tutte cose diversissime tra loro che, in comune, hanno solo il rapporto che ha Piton con il cibo (che comprende anche le bevande)


Niky (con aggiuntine di Ida)

Edited by Ida59 - 7/1/2007, 22:21
 
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=Ranze=
view post Posted on 7/1/2007, 22:35




Allora diciamo che sto pensando ad una cena... ma che non posso ancora assicurarvi nulla di certo!
 
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view post Posted on 13/1/2007, 16:56
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I ♥ Severus


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Tipologia: One-shot

Personaggi: Severus e Silente

Capitolo: 5 Cena

Richiamo paterno
di Ida59



Ha gli occhi chiusi ed il viso pallido e stanco, solcato da rughe profonde che ne intagliano le linee spigolose, precocemente invecchiato da strazianti rimorsi, profonde preoccupazioni ed un’eccessiva magrezza.
Il respiro è leggero, ma ogni tanto un lieve tremito gli percorre il petto e distorce dolorosamente i suoi lineamenti; non sta dormendo, non sono incubi, quelli: sono solo i suoi dannati ricordi, il passato che gli impedisce di vivere il presente e sognare un futuro, le colpe maledette di un giovane ingenuo cui un uomo non sa mettere riparo, non sa perdonare.
Abbandonato sulle sue gambe vi è un voluminoso libro di pozioni: antichi veleni e filtri fatali il cui ricordo si è spento nella notte dei tempi; macabre illustrazioni annunciano l’effetto del liquido letale.
Colui che crede d’essere ancora il suo Padrone pretende da lui un nuovo veleno, dai micidiali e dolorosi effetti.
Sa bene su quale terribile filtro dovrebbe cadere la sua scelta, eppure non ha la forza di girare quella pagina, di scorrere quelle mortali istruzioni.
Sospira piano mentre si morde le labbra in un accesso d’inutile ira: è tutta colpa sua, solo sua e niente e nessuno può aiutarlo, né può alleviare le sue pene.
Neppure Silente.
Lo sa, lo sa perfettamente che il vecchio Preside è lì, da alcuni interminabili istanti, a fissarlo dalle fiamme del camino, il volto impertinente a sorridergli dietro alle lenti a mezzaluna.
Silente l’ha perdonato e sa sorridergli: gli darebbe anche una paterna pacca sulla spalla se solo lui sapesse permetterglielo.
La vorrebbe, quella benevola manata, ha un dannato bisogno dell’abbraccio di quell’uomo che ama come il padre che non ha mai avuto: ma sa anche che non glielo permetterà mai, perché mai vorrà e potrà concedersi quella piccola consolazione, quel minimo infinitesimale perdono di cui ha bisogno più dell’aria che respira e del cibo che non riesce neppure più a trangugiare.
No, le urla strazianti delle sue vittime esploderebbero dentro la sua testa e le loro mani scheletriche allontanerebbero il vecchio da lui, ricordandogli ancora e per sempre che non ha diritto ad alcun perdono, ad alcuna consolazione
E’ per questo che Severus finge di non vederlo e tiene gli occhi serrati stretti.
Intanto, non ha per nulla fame, neppure un po’.
Ma il crepitio delle fiamme si fa infine fastidioso ed il sorriso di Silente è troppo intensamente luminoso per continuare ad ignorarlo: lo vede, anche con gli occhi chiusi, sente il suo sguardo affettuoso su di sé e questo, anche contro la sua stessa volontà, gli da consolazione e forza per continuare ad andare avanti.
Severus sospira profondamente e riapre gli occhi, fissandoli sulla vecchia pergamena del pesante libro che tiene fra le mani: non girerà quella pagina, non in questa sera e, forse, potrebbe anche riuscire a trovare un antidoto. Non laverà le sue colpe passate ma potrebbe aiutarlo ad evitare nuovi rimorsi.
Con uno scatto deciso chiude il libro e rialza lo sguardo, nero e impenetrabile come sempre.
E’ tardissimo e in Sala Grande la cena è quasi finita: sa bene perché il volto di Silente gli sorride impaziente tra le fiamme.
Ha capito, lo sa benissimo che il vecchio ha capito quale straziante morte contiene quell’antico libro: glielo ha letto nell’ombra cupa che per un breve istante ha appannato il suo sorriso.
E lui non ha fame, no, per nulla: ha solo una grande e irrefrenabile nausea, una mano che gli stringe con violenza la bocca dello stomaco. Cercare di cacciar giù qualcosa, per far contento il vecchio, gli costerà uno sforzo immenso.
Ma lo farà, come sempre.
Ora, però, deve alzarsi, subito: deve impedirgli di parlare, non deve permettergli di condividere le sue colpe, di rendere più leggero il suo fardello.
Non sarebbe giusto, anche se in questo momento sente di averne un infinito bisogno.
Appoggia il libro mortale sul ripiano e si alza mormorando stizzito:
- Va bene, Albus, va bene: ora arrivo! Stai mandando in giro scintille dappertutto: se non la pianti finirai per dar fuoco al tappeto! –
Ma non mi sorridere, ti prego, non lo fare: perché non lo merito, non merito nulla di tutto ciò che tu mi hai dato fino ad ora e che ancora mi darai.
- Ma non pensare che intenda abbuffarmi come fai tu! –
L’ultimo sorriso mentre il volto di Silente scompare dalle fiamme.
Ora è solo e finalmente può lasciarsi andare: non sa più sorridere al suo riflesso nello specchio, perché vede solo un assassino.
Ma al camino, sì, al camino vuoto ha finalmente imparato a sorridere.
All’ombra impalpabile di un padre, all’uomo che ha saputo riportalo alla vita: sì, a lui ha imparato a sorridere.
Anche se Albus non dovrà mai saperlo.
S’incammina nella tenue oscurità del sotterraneo, preparandosi mentalmente alla luce, al calore ed al rumore che lo accoglieranno in Sala Grande.
Ed al cibo che dovrà mangiare, per continuare a vivere, perché Silente vuole così; perché dice che, anche per un assassino come lui, esiste ancora un futuro.

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:59
 
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Astry
view post Posted on 15/1/2007, 21:02




Se ho capito bene le definizioni, questa dovrebbe essere una one-shot e fa parte del cap. 7: spuntino di mezzanotte e, su richiesta di Ida, condito con cerchio di Mangiamorte.
Perdonatemi se l'ho presa un po' alla larga, spero di non essere andata fuori tema, come a scuola.
Personaggi principali sono: Severus, Lucius, Bellatrix e Mangiamorte


Non voglio il tuo aiuto



I Mangiamorte sono riuniti in cerchio, Lucius Malfoy è lì, nel suo posto d’onore alla destra del Signore Oscuro, non ha pronunciato una sola parola per tutto il tempo.
Se ne sta immobile, come pietrificato, mi sembra di sentire il respiro affannoso che si condensa sul freddo metallo della maschera, in questa notte gelida, mentre la neve continua a cadere attaccandosi al suo volto d’argento e spegnendone anche il più piccolo bagliore, dietro il suo velo opaco.
In questo paesaggio ovattato e irreale il cerchio di tuniche nere mi appare più macabro che mai.
Un cerchio dal quale oggi manca un uomo, il suo posto è occupato da un semplice bastone conficcato nel terreno.
Non è una cosa insolita, è questo che Voldemort pretende dai suoi Mangiamorte: assistere alla punizione di un loro compagno. Il mio Signore impartisce sempre i suoi castighi di fronte a tutti i suoi adepti, perché tutti siano consapevoli di cosa aspettarsi nel caso non dovessero servirlo con la dovuta solerzia.
Questa notte è toccato a me. Mio è il posto lasciato vuoto nel cerchio.
Dopo quasi un’ora di Cruciatus, il mio corpo è affondato nella neve fresca formando, coi suoi violenti spasmi, una pozza scura di fango gelido.
Non sento quasi più il dolore, ho solo freddo.
Non chiudo gli occhi, non perché non voglia farlo, ma perché i muscoli del mio volto sono come irrigiditi,
vedo il mio amico con le mani lungo i fianchi, le dita gonfie e arrossate per il gelo si stringono improvvisamente e con forza lacerando la pelle delle nocche.
So cosa stai pensando, Lucius: ti stai chiedendo se ho meritato questa punizione.
Un’importante missione è fallita, apparentemente per un mio errore.
Riesco quasi a sorridere.
Un’errore, certo, uno dei tanti. Riesci ancora a credere che io sia capace di sbagliare così grossolanamente, Lucius?
Ti stai chiedendo se sia giusto? Magari stai cercando di convincere te stesso che lo sia. Eppure, se il tuo Padrone non avesse improvvisamente interrotto questo tormento, probabilmente ti saresti gettato su di me trascinandomi fuori da questa melma, senza pensare alle conseguenze. Te l’ho letto negli occhi.
Quando Voldemort solleva la bacchetta, sento solo il bisogno di proteggermi da questo gelo che ormai è penetrato fin nelle mie ossa, mi raggomitolo, portandomi le ginocchia al petto, ho ancora gli occhi spalancati ma non riesco più a vedere niente e non sento alcun suono uscire dalla mia bocca, anche se mi rendo conto di averla aperta in modo innaturale. Ho l’impressione di essermi slogato la mandibola.
Poi, improvvisamente, mi sento afferrare per le braccia e trascinare fuori dall’acqua. Lucius, sei tu?
Sono gelato, tremo per le conseguenze della Cruciatus, ma anche per il freddo.
Voldemort, lascia che il mio amico si occupi di me, non interviene, bensì, dopo aver atteso per un po’ senza parlare, si smaterializza semplicemente.
Ed è proprio nello stesso momento che un vociare si solleva dal cerchio, una risata spezza il silenzio, come una lama.
- Perché non l’hai lasciato dov’era? Quel traditore non merita la tua pietà – gracchia la maga alta dai lunghi capelli neri
- Perché non la fai finita, Bella? Non ho voglia di ascoltare il tuo continuo starnazzare – Lucius mi stringe con maggior vigore, tentando di arrestare questo insopportabile tremore. Mi aiuta a sedermi su una radice sporgente. Non ho la forza di reagire e mi abbandono completamente lasciandomi scivolare lungo il tronco di un grosso albero.
Deve togliermi immediatamente questi vestiti bagnati, prima che mi si congelino addosso. Prende ad armeggiare con i bottoni della mia casacca, ma il freddo ha irrigidito le sue dita e il fango misto a ghiaccio sui miei vestiti, rende ancora più complicato il tutto. Continuo a non vederlo, ma lo sento affannarsi, mentre cerca di salvarmi la vita
- Maledizione, Bella, vuoi darmi una mano? – Grida spazientito
Immagino la faccia di quella donna, ecco che si avvicina riluttante, si china su di me
- Se fosse dipeso da me, ora saresti già morto – soffia a pochi centimetri dal mio viso.
Lei non è come te, Lucius, lei non è accecata dall’amicizia. Sa che sareste potuti morire tutti questa notte, e sa che sono io la causa. Non è stato un errore, no.
Muovo appena le labbra, ma le parole rimangono imprigionate tra i denti stretti all’inverosimile.
Ora che è così vicina, il suo viso compare davanti ai miei occhi, seppur sfocato.
Mi guarda con disgusto, tuttavia fa ciò che Lucius le ha appena chiesto.
Le sue esili dita hanno presto ragione di questa prigione di bottoncini, mi libera dai miei vestiti bagnati e Lucius mi avvolge nel suo mantello caldo e asciutto.
L’abbraccio di questa soffice stoffa di lana è una sensazione davvero piacevole,
Sbatto le palpebre, comincio a riappropriarmi dell’uso dei miei muscoli e la prima cosa che faccio è piegare le labbra in una smorfia: Voldemort ha ordinato a tutti di restare qui e aspettare, lui ha i suoi piani, ma certo non si preoccupa molto del benessere dei suoi seguaci.
La temperatura è scesa parecchio stanotte, accendere un fuoco non è consigliabile: qualcuno potrebbe vederlo.
A differenza di Bellatrix, Lucius non approva affatto, è nervoso e preoccupato. Forse si sta chiedendo cosa potrebbe avere in mente il Signore Oscuro, augurandosi di non dover aspettare tutta la notte per scoprirlo.
Il mio amico si siede al mio fianco e mi fissa pensieroso. E’ per me che ti preoccupi, Lucius?
Devo essere ridotto in uno stato pietoso. Forse ti stai chiedendo quanto potrò resistere a questa temperatura.
Improvvisamente scatta in piedi e prende a frugarsi nelle tasche.
Sollevo stancamente gli occhi, la mia vista sta migliorando, fisso stupito il piccolo contenitore metallico che Lucius ora tiene nel palmo della mano. Lo posa per terra e, puntando sul minuscolo oggetto la sua bacchetta, sussurra
- Engorgio -
Spalanco gli occhi: una zuppiera, una zuppiera d’oro.
Anche Bellatrix si avvicina fissando il contenitore con aria curiosa.
- Ti sei portato la cena, Lucius? Già che c’eri, potevi portarti un elfo domestico con la tua riserva di vino d’annata –
Sono quasi scoppiato a ridere.
- Perché rinunciare alle comodità, Bella? – Posa la punta della bacchetta sul coperchio della zuppiera che diviene rovente, una nuvola di vapore si sprigiona dal suo interno appena il mago toglie l’incantesimo che sigillava il coperchio.
Un fortissimo profumo di mandorle riempie l’aria.
Il mio viso si contrae in una smorfia di disgusto: decisamente il mio stomaco non vuole saperne di accogliere un qualsiasi cibo.
Al contrario, Bellatrix sembra gradire: ne assapora a pieni polmoni la piacevole fragranza,
- Minestra di mandorle, Lucius? Ma è una ricetta babbana -
- Già! Provala Bella, non troverai una minestra migliore di questa in tutta Londra –
Bellatrix fa un gesto di stizza, ma poi si volta e prende a raccogliere pezzi di legno, pietre, tutto quello che riesce a trovare. Ammucchia il tutto e pronuncia l’incantesimo di trasfigurazione: una pila di ciotole di porcellana appare ai suoi piedi.
Ne afferra una e si posiziona di fronte a Lucius aspettando pazientemente la sua porzione.
Lucius sorride beffardo, poi anche lui raccoglie una delle ciotole e, dopo averla riempita di brodo caldo, si china verso di me che continuo a tremare stringendomi nel suo mantello.
– questa ti scalderà – dice, poi prende le mie mani e le tiene premute sulla scodella calda.
Volto la testa di lato, l’idea di inghiottire quel liquido biancastro mi nausea, tento di sottrarmi, tuttavia il calore sprigionato da quel coccio che Lucius mi ha infilato a forza tra le mani è davvero piacevole.
Lascio che il caldo riporti la sensibilità alle mie dita gelate.
Gli altri Mangiamorte si sono avvicinati, ognuno con la sua ciotola in mano. Sono di nuovo in cerchio.
Abbasso lo sguardo su ciò che stringo tra le mani. L’odore delle mandorle non mi piace, ma il vapore sul viso mi fa sentire meglio, mi avvicino sempre di più alla mia porzione di minestra, finché le mie labbra non vengono in contatto con quel liquido.
Scotta, mi viene in mente che la minestra di mandorle andrebbe servita fredda e, automaticamente, il mio sopracciglio s’inarca: è incredibile come io riesca ad essere pignolo persino in un simile frangente.
Lucius continua a fissarmi, ora però, non è preoccupazione quella che gli leggo negli occhi, ora vuole sapere, ora mi chiederà se ho volutamente rischiato di far uccidere il mio migliore amico.
Scuote la testa
- Non posso credere che tu possa aver commesso un errore così grossolano, Severus, e non voglio credere che tu possa averlo fatto deliberatamente -
Sollevo la testa e lo guardo negli occhi
- Me lo stai chiedendo, Lucius? Devo dedurre che ti accontenteresti della mia parola?- Mi sorprendo per l’asprezza della mia voce.
Non risponde, forse, dopotutto non vuole sapere la verità. Non vuole sapere che sta salvando la vita al proprio nemico.
E’ questo che siamo diventati ormai, Bellatrix ha ragione, dovevi lasciarmi dov’ero. Dovevi lasciarmi morire. Noi non siamo più amici, Voldemort ci ha tolto anche questo.
Mando giù un sorso di minestra, è densa e vellutata, tuttavia mentre sento il liquido caldo invadermi piacevolmente, risvegliando il mio corpo, so di non meritarlo.
Questa stupida minestra brucia come veleno, il veleno della menzogna.
Se ci dovessimo trovare l’uno contro l’altro, un giorno, io non esiterò ad ucciderti. Farò il mio dovere, sono quello ormai, solo un dovere da compiere, io non ho amici.
Tu ne hai, Lucius?
Smetto di sorseggiare il mio brodo, fisso i suoi occhi di ghiaccio, non ha ancora assaggiato la sua porzione di minestra.
Fino a quando continuerai a considerarmi tale?
Forse un giorno sarai tu ad uccidere me. Lo faresti, Lucius, se Voldemort te lo ordinasse?
Forse no, forse sei migliore di me. Forse tu puoi ancora scegliere di avere amici.
Guardo Bellatrix, si sta godendo la sua parte di brodo, chiacchierando amabilmente con un uomo che non riesco ad identificare, mi volta le spalle e indossa il cappuccio.
Le mie labbra si piegano in una smorfia amara. Abbasso immediatamente lo sguardo affondando di nuovo il viso nella mia ciotola, mi vergogno di me stesso, mi vergogno di quello che sono diventato. Ho perso il diritto di guardarvi negli occhi, quando ho deciso di tradirvi tutti, quando ho giurato che avrei contribuito alla vostra distruzione.
Il vapore caldo misto all’aroma di alloro sale a bruciarmi gli occhi, vorrei piangere.
Perchè non mi è concesso combattere a viso aperto? Vorrei gridare in faccia a quella bestia, ciò che penso di lui. Vorrei non dover mentire a chi mi sta salvando la vita.
Invece me ne sto qui, protetto dal tuo mantello e dalla mia bugia.
Salvato, preservato dall’unica cosa che desidero davvero: la morte.
Non ce la faccio più, improvvisamente mi alzo, muovo qualche passo incerto, non devo cadere, mi sforzo di comandare ai miei muscoli di fare il loro dovere.
Lucius mi sta guardando, è di nuovo preoccupato.
So che, se mi vedesse vacillare, scatterebbe in piedi per afferrarmi, ma io non voglio.
Non voglio essere aiutato, non voglio la tua amicizia, Lucius, non la merito.
Gli consegno la ciotola, poi lascio cadere il mantello e mi allontano nella neve.
Non voglio il tuo aiuto.
Ma se potessi scegliere di morire, vorrei che fosse per mano tua.



Risale, alla cucina medioevale la almond soup (minestra di mandorle), bianchissima e vellutata. In un brodo di vitello, aromatizzato con alloro e mace (macis, il guscio della noce moscata), si aggiungono mandorle e pane, precedentemente passati al mixer. Si addensa poi con un tuorlo e un po' di panna acida (o uguali quantità di panna e latte), si lascia riposare per un'ora e si serve, correggendo con succo di limone e pepe di cayenna.

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 12:00
 
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view post Posted on 15/1/2007, 23:32
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I ♥ Severus


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Assolutamente e meravilgiosamente stupenda Astry; come sempre mi lasci per tutto il tempo con il fiato sospeso e alla fine mi rendo conto che sto stringendo i denti fino a farli scricchiolare e che ho bisogno di respirare.

Mancava un punto (mi pare) e un accento sulla "e" (mi sembra), ma ora non trovo più i pezzi (mi sembravano verso la metà ed erano vicini)

Bravissima!
 
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Astry
view post Posted on 16/1/2007, 10:03




CITAZIONE (Nykyo @ 15/1/2007, 22:22)
Astry tesoro la prossima volta che mi dici che non sai scrivere, giuro, vengo lì, afferro un bel randello e ti inseguo per tutta Colonnella.

Cos'era, una minaccia??? Se sto imparando a scrivere vuol dire che ho avuto una brava maestra, comunque se scrivo male prendo le randellate di Ida, se scrivo bene prendo le randellate tue, ahia! Comincia a farmi male la testa. :wacko:

CITAZIONE (Ida59 @ 15/1/2007, 23:32)
Mancava un punto (mi pare) e un accento sulla "e" (mi sembra), ma ora non trovo più i pezzi (mi sembravano verso la metà ed erano vicini)

Grazie Ida, avevo notato anch'io alcuni errori e anche ripetizioni, non sò se sono gli stessi che hai visto tu.
Mannaggia, ma perchè non li vedo prima di pubblicare? Comunque li correggerò :)

CITAZIONE (stefi @ 16/1/2007, 09:40)
Iniziativa molto carina.
Io sono dell'idea che Severus sia un discreto cuoco e che non disdegni un buon pasto.
Vorrei partecipare anch'io, ma non ho ben capito quale differenza ci sia fra il gioco (testi che riguardano i 7 punti) e la sfida che riguarda solo il punto 7.



Astry, mille grazie per la ricettina. Credo che fra qualche giorno rimpolpero' i miei cari con questa minestrina per cena. Con della pasta sfoglia creero' delle ossicine che mettero a galleggiare sulla minestrina.
Mia figlia mi adorera', il mio ragazzo mi crucera', a lui non piacciono le mie cene macabre :Severuscalderone.gif: e finira' che la cucino quando lui non c'é.
Quell'uomo si perde un sacco di cose nella vita :P

La sfida del punto 7 ha solo la particolarità che deve essere ambientata nel cerchio dei Mangiamorte. Insomma se decidi di scrivere lo spuntino di Mezzanotte sarebbe preferibile ambientarlo tra quei cari ragazzi, tanto per rendere la cosa più "simpatica".

La ricetta l'ho trovata su internet, pare che sia una specialità inglese, ma se fossi in te non la proverei, avevo la nausea peggio di Piton mentre la scrivevo :sick: , avrei preferito un bel piatto di fagioli con le cotiche, ma non mi sembrava adatto a Lucius.

Astry

Edited by Astry - 16/1/2007, 10:14
 
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293 replies since 6/1/2007, 15:13   7239 views
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